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Accanto a questo maturano la passione e la cura per i dettagli, la frequentazione dei laboratori e il dialogo continuo con gli artigiani, a loro volta derivati dal nonno, Gustavo F. Pulitzer, da un lato e da Carlo Scarpa, del quale il padre è stato a lungo collaboratore, dall’altro. Laureata allo IUAV di Venezia svolge attività didattica nella stessa facoltà fino al 2005, collaborando con il relatore di tesi, Valeriano Pastor e successivamente con Francesco Venezia. Tiene corsi divulgativi sull’abitare, rivolti a un pubblico non specializzato. E’ associata all’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e all’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Dal 2003 ha studio proprio, collaborando in rete con un gruppo interdisciplinare di altri professionisti e realtà aziendali tra le quali il Laboratorio Morseletto e Morelato Arredamenti, in particolare condividendo già dal 2000 con Luca Parolin – forestale paesaggista - i progetti di paesaggio e la ricerca sui metodi progettuali. Dal 2005 coordina l’allestimento generale della Fiera BENé – Vicenza, per la quale progetta eventi speciali e convegni.
“La maison était petite, il y avait peu de pièces mais des
loggas, des terrasses, des pergolas tout au tour pour
contempler le soleil, la mer, les nuages, – l’âme a besoin
de plus d’espace que le corps”
Axel Munthe
Le Livre de Saint Michele, Paris 1934
- Daniel Casarin: Come è possibile a tuo parere raggiungere l’armonia ed equilibrio fra uomo e ambiente che lo circonda?
Sophia Los: L’armonia è una questione prettamente umana. Come l’equilibrio. Noi proiettiamo sulla natura il nostro anelito a queste qualità, che ci servono come guida nel nostro percorso esistenziale. La questione dell’armonia con la natura è una conseguenza di un equilibrio umano. Quindi penso che lì stia il segreto. Sto costituendo un gruppo interdisciplinare per condividere e sviluppare in modo critico questo approccio …
Casa nelle collina ascolane. La nuova finestra ha iniziato a instaurare un rapporto con il giardino, poi valorizzati con successivi interventi. E’ un continuo work in progress e nella decennale amicizia e collaborazione con la padrona di casa sono anche i segni dell’evolversi del mestiere. Madre di cari amici, ha creduto in me da quando ero ancora studente, poi coinvolgendo anche il marito.
Schizzo del progetto per il giardino.
Giardino: l’ingresso in estate. Abbiamo coinvolto la collina retrostante, prima invisibile. A destra la siepe di bosso emana il suo profumo, toccandola al passaggio.
La stessa vista durante l’inverno.
Controcampo.
Particolare del pavimento in cemento acidaro con inserti in pietra di Prun, bianco e grigio, colori tradizionali delle piazze venete, non troppo chiari da generare fastidiosi abbagliamento estivo.
- Daniel Casarin: Il tuo percorso professionale ti ha condotto ad essere un architetto del paesaggio, come valuti quindi il paesaggio e l’ambiente che ci circonda, quello urbano come quello metropolitano o rurale? Come potrebbero essere a tuo parere gli ambienti che ci circondano, prova ad esprimere una tua “visione”. E, confrontando questa visione con la realtà, da dove partiresti per avverare questa “visione”?
Sophia Los: Quando ero studente, al secondo anno di università, ho deciso di occuparmi di giardini e dell’uso di colore e affreschi negli interni, in realtà quasi fossero due parti di un abito double-face. Poi mi sono occupata della relazione tra romanzo e architettura, affascinata dall’aspetto narrativo esperienziale dello spazio architettonico. Per un po’ di anni poi ho dimenticato questo inizio, così preciso, nel quale c’era già tutto. Il punto di partenza è nelle persone, gli abitanti vengono prima dell’architettura, ma spesso vengono elusi. Ne parlavo in questi giorni con mio fratello Pietro, che lavora in SYNERGIA, dove sta approfondendo tematiche analoghe, legate in particolare alle città medie.
Gli abitanti sono i protagonisti: che si tratti di una città, di paesaggio, di un piccolo giardino o di un mobile, … è l’abitare, ovvero la storia umana che accade, il centro. Sono dei racconti che si autogenerano e allo stesso tempo producono lo spazio nel quale avvengono, come fosse un teatro interattivo. Sono tutte scenografie della nostra vita, delle nostre relazioni. Sono fondamentali anche nell’influire le nostre vite, ma non ce ne rendiamo conto. Le relazioni, delle quali si parla tanto, sono la nostra ossessione, ovvero la nostra paura. Le città attuali, così goffe da questo punto di vista, ne sono la rappresentazione. Perché stiamo inventando nuovi modi di esistere e lo spazio che ci ospita è l’immagine della ricerca. Non a caso gli spazi “di nessuno” sono quelli che attualmente attirano molte attenzioni e sono considerati serbatoi di biodiversità, come dice Gilles Clement, io direi anche di creatività. Sono potenzialmente i luoghi che si offrono alla riappropriazione perché indeterminati. Francesco Venezia ricorda spesso quanto sia importante che rimangano ambiti di non terminato, non previsto, non determinato, il fascino dell’incompiuto …
Auspico che si diffonda una cultura che inserisca l’architettura fra gli argomenti di cui si può parlare con competenza, come alimentazione, salute, psicologia iniziano a essere, e che le persone possano così sviluppare un maggior senso critico, assieme a quello di appartenenza. E’ stato fatto un grosso lavoro per aumentare il livello generale di conoscenza in vari ambiti, tramite i media, fornendo informazioni tecniche e aprendo la strada a una coscienza critica. Sento questa esigenza ancora insoddisfatta nei confronti delle città, dell’architettura. Questo è il primo fondamentale passo. Imparare a parlare architettura e pretendere di abitare meglio. Attualmente ci si improvvisa competenti solo perché abitanti. Non basta.
Schizzo e foto del pannello in legno a intarsio per la camera da letto. La necessità era di siolare la parete nord, il desiderio di dormire sotto gli alberi del bosco, quello che è proprio lì dietro, nel giardino.
- Daniel Casarin: I tuoi progetti integrano il “verde” come giardini interni ed esterni, perché scegli questa particolare integrazione e con quale criterio, oltre chiaramente a quella ricerca verso un determinato avvicinamento alla natura e a motivazioni prettamente estetiche? Qual è quindi il tuo personale rapporto con la natura? Come questo rapporto influenza il tuo approccio progettuale? E seguendo questo filo, cosa pensi che possa riflettere l’architettura odierna di questo rapporto con la natura?
Sophia Los: Sono nata a Venezia, quindi sono “urbana”, quando ci siamo trasferiti in campagna dicono che non fossi in grado di stare in piedi sul terreno sconnesso del prato. E’ una leggenda ormai, ma è anche un po’ vero. All’inizio e per anni la natura mi metteva soggezione e disagio. A Stromboli credo, da ben adulta, è accaduta una svolta. Fin dalla prima volta, ma ancor più quando sono stata con la mia amica Sabina. Lì mi sono messa in una relazione con la natura, con l’amica, con l’isola e la sua comunità in modo nuovo, non ero più innanzi ad essa, ma dentro, insieme. Il continuo rapporto tra interno ed esterno rappresenta il fascino che hanno per me le relazioni umane e le persone, questo fluire dentro-fuori è anche rappresentazione di questo. Ed è complesso, coinvolge fattori e dimensioni che vanno composti assieme, aspetti ambientali, compositivi, percettivi, formali, estetici, funzionali, narrativi, economici …
L’architettura odierna, come riflettevo in occasione di una recente conferenza a Vicenza (per About Design Vicenza) dedicata al giardino verticale, continua a manifestare un senso di colpa nei confronti della natura, rispetto alla quale si pone con atteggiamenti di ostilità geometrica, di sussiego organico, di storicismo nostalgico … siamo piuttosto disarmati e stanchi, le cose migliori nascono dal lavoro quotidiano che non aspira a nulla, dall’esercizio lento e attento che non si accontenta. In questo senso accadono cose molto interessanti. L’ondata di passione verde che stiamo vivendo sembra quasi essere il segno del desiderio di una natura che inghiotta le nostre città, come avviene nelle foreste tropicali, siamo molto post-romantici. Gilles Clement e Patrick Blanc entrambi sono voci che testimoniano questa tensione. Noi europei abbiamo bisogno di ritrovare la nostra dimensione corporea, naturale in questo senso. Colloco anche la tendenza a valorizzare i materiali, le testure in questo ambito. Ma da qui anche il successo di corsi di ballo e esercizi orientali, per ritrovare il corpo, nostro e di chi ci è accanto, degli animali e degli alberi anche. Io per prima, attraverso il tango, che pratico da anni e che è tornato ad essere “ballo da strada” e le arti marziali cinesi (tajiquan, bajiquan).
Wellness Suite realizzata in occasione di BENé 2006. Letto a baldacchino esposto al Museo del Mobile Fondazione Morelato (MAAM), Cerea.
- Daniel Casarin: Vuoi raccontarci di un tuo progetto che hai realizzato o che stai realizzando che consideri particolarmente significativo e importante?
Sophia Los: Racconterò dell’Eco Wellness Resort – EWR – che sto organizzando per la Fiera BENéwellness expo, diretta e ideata da Tiziano Marchetto, a Vicenza. Il mio ruolo è quello di ideare eventi. Mi interessa perché è lo stimolo per continuare a riflettere e annusare il mondo e vedere cosa accade. Siamo già alla post-ecologia. E stiamo passando dall’ecologia al lifestyle. Non più simbolo di nicchia, le scelte ecologicamente compatibili si dimostrano sempre più connesse con la felicità, il piacere, la qualità della vita. Stiamo passando dal lusso all’eleganza, come trend. Dalla frenesia al valore del tempo lento. Basta osservare i messaggi pubblicitari per vedere quanto sia glamour questo trend. Uso appositamente parole da marketing e pubblicità, perché è importante essere nel flusso delle cose e non porsi innanzi e fuori dal sistema a giudicare. Ci sarà anche la fase in cui capiremo la necessità di un approccio ecologico. E’ comunque interessante che intanto si catturino al comparto ecologico fasce di consumatori attirati da quel mix sapiente delle produzioni eco-chic, in cui convivono tecnologica avanzata, eleganza, e sostenibilità, mix che è sinonimo di intelligenza.
L’eco wellness resort sarà dedicato all’architettura per hotel e spa in chiave ecologica, puntando soprattutto sulla riqualificazione dell’esistente, che riguarda il 100% del mercato. Si scoprirà, venendo in fiera, perché fino ad oggi due settori così apparentemente affini, wellness e ecologia, sono stati distanti. E come invece sarà il dialogo tra loro. Ci saranno ambientazioni sensoriali e un workshop per i progettisti.
Casa a Pontelongo, Padova. Progetto generale di interni e giardino (con Luca Parolin). Bifamiliare per due sorelle. Questa è caratterizzata da toni naturali, veneziana in pietra di Vicenza.
Il colore è utilizzato in due punti: l’ingresso e la scala-camino. Il primo con due tipi di verde e il secondo con due tipi di rosso. Si tratta di un modo di utilizzare il colore che deriva dalla pittura tonale, dalla tradizione veneta, che troviamo nel Tiepolo per esempio. Colori fra loro dissonanti ma di pari tonalità che accostati generano un interessante effetto dinamico.
- Daniel Casarin: Hai diverse esperienze di insegnamento e attività didattiche, puoi sintetizzare il tuo metodo di insegnamento? E quali consigli ti senti di dare alle giovani leve che si apprestano ad entrare nel mondo progettuale?
Sophia Los: L’attività didattica mi piace moltissimo, ogni volta scopro e imparo un sacco di cose, lanci un seme, o dai uno strumento e osservi cosa accade. Io credo che insegnare significhi soprattutto riuscire a fare emergere le potenzialità di un allievo, dargli strumenti per esprimersi. Proprio in questi giorni una ragazza del liceo, Alice, che vorrebbe occuparsi di interior design sta facendo con me uno stage, la porto con me ovunque, le faccio vedere tutto, toccare i materiali, vedere come si fanno le cose, dagli artigiani, ma anche disegnare, guardare … La curiosità, la fame di vedere cose sconosciute è il miglior ingrediente per progettare. Non aver paura di fare e rifare e soprattutto non innamorarsi in astratto di un’idea. Diceva Carlo Scarpa che se un’idea deve subire troppe forzature per funzionare significa che non è quella buona. E’ importante ricordarsi che siamo i Cyrano, siamo al servizio dell’abitare. C’è molto spazio alle idee anche in situazioni vincolatissime. Anzi è lì che si misura la capacità. Mi piace far fare agli studenti il ruolo di progettista e anche di committente. E’ quello che non ci insegnano a scuola …
Un volume unico, verde, indica l’igresso, contiene la lavanderia e introduce la cucina. Anche qui con verdi dissonanti – uno verde –giallo, l’altro verde-bianco.
In primo piano il tavolo decorato con decupage da Elisabetta Carron.
Dettaglio del corrimano in rovere sbiancato. Le due pareti sono di rossi dissonanti.
Casa verde, Pontelongo. Dettagli della scala. Parete curva in verde sfumato. Qui il colore è stato scelto perché quello con maggior resa con carenza di luce. Veneziana con tozzetti di onice a disegnare i giunti di dilatazione.
- Daniel Casarin: Come giudichi l’architettura e gli architetti che ti circondano tuoi contemporanei? E quali sono le tue sensazioni, idee e pensieri riguardo al futuro prossimo dell’architettura in Italia e nel mondo?
Sophia Los: Il tema centrale adesso è la questione ecologica. E sarebbe molto semplice se considerassimo tutti i requisiti necessari all’abitare e non solo alcuni: la cura per l’illuminazione naturale, che da’ vita allo spazio, lo rende dinamico, necessita di materiali ben scelti e di un sapere riguardo il movimento del sole. Il comfort termico impone un buon orientamento, buona ventilazione, competenza nel controllo di luce e ombra, non solo di buoni isolanti. E così via. Se si richiedesse ad una casa di avere qualità abitative quasi tutti gli edifici sarebbero più o meno ecologici, come pure gli spazi aperti. Ma gli immobiliari offrono altre prestazioni richieste dal mercato, da chi si accontenta di abitare male … è come la vecchia storiella ebraica di quel negoziante che mette in vetrina una scatoletta di sgombro a 2 soldi, chi compra la rimette a sua volta in vendita a 4 soldi e via via così fino a che un cristiano entra nel negozio dove alla fine si trova la scatoletta, la compra nonostante il prezzo sia ormai lievitato a 15 soldi e torna arrabbiato il giorno dopo protestando che lo sgombro era cattivo. L’ha mangiato? – chiede il negoziante – ma è pazzo? Quella non era mica da mangiare, era da VENDERE!!
Ecco l’architettura è un po’ così, genericamente. Ma sono molto fiduciosa, perché sono stanca di sentire tutti che protestano. Preferisco osservare e non giudicare. Le cose accadono e poi raggiungono degli equilibri poi scoppiano…siamo in tanti, è come muovere un transatlantico … Ci scherzo su, è pieno di porcherie in giro … molte crolleranno prima o poi. Prendiamo l’architettura troppo sul serio … Poi ci sono i grandi artisti. E sono, naturalmente, pochi.
- Daniel Casarin: Progetti e idee future?
Sophia Los: Come accennavo all’inizio conto sul gruppo interdisciplinare che sta nascendo attorno a questi temi … il mio sogno è parlare di architettura a tutti, renderli consapevoli che l’architettura è di tutti, e più è di tutti più migliora … da anni sogno un talk show … Imbocchi una strada, la disegni percorrendola, un po’ per soffermarti e vedere nuovi punti di vista un po’ perché il paesaggio ha le sue rughe, la sua conformazione … così vai avanti e intanto tutto si trasforma, come in certi disegni di Escher … questo è un punto, qui ed ora, ma non so dove porta il sentiero …
Terrazza a Sommacampagna, in corso di realizzazione, (al di là del muro si può vedere un giardino bellissimo).
[ Links utili e approfondimenti ]
- via Giangiorgio trissino, 109 36100 Vicenza t.+39 0444 317727 +39 338 2430875 sophialos@tiscali.it
7 luglio 2008 alle 13:34
Sophia è una grande artista; riesce sempre a sorprendermi con le sue intuizioni spontanee ma ben equilibrate. Sophia cattura le vibrazioni dell’ambiente intorno a lei, le trasforma in immagini, poesia, colori e suoni. Con estrema naturalezza, rende interessanti i particolari che sfuggono. E’ semplice: basta conoscerla per capire dal primo istante che è bello farsi guidare in un sogno armonioso…
Gabriele Maria Vianello
7 luglio 2008 alle 15:35
Sophia fà assumere al termine “avanguardia” un significato più evoluto.
Dopo questa intervista la mia curiosità è una: chi è Sabina ?
Il significato avanguardia non è più lo stesso dopo questa intervista.
Mi è tornata la voglia di Stromboli.
Questi sono alcuni commenti raccolti.
Ciao i tuoi fans.