Se qui sei nuovo ISCRIVITI alle News RSS feed. Thanks for visiting!
Il sogno impossibile dell’ambientalismo moderno si chiama carbon neutral. Possibile traduzione: a impatto zero di carbonio o, più esattamente, di anidride carbonica. Un concetto un po’ sfuggente, che implica la lunga “sopravvivenza” della molecola nell’atmosfera – mediamente un secolo – e una strana concezione algebrica della chimica del carbonio: io posso addolcire il mio impatto, o quello della mia azienda, piantando alberi (che per natura “mangiano” la CO2) in Patagonia.
Il Governo norvegese ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo e ha deliberato di diventare “neutrale” entro il 2050. Un bel gesto, per un Paese produttore di petrolio, ancorché in declino. Ma si tratta di una carbon neutral che si realizzerà, almeno secondo gli attuali piani, con due trucchetti: la cattura e il sequestro del carbonio dagli impianti che producono energia, già propugnata da Frederich Hauge, e piantando chissà quanti ettari di alberi dall’altra parte del mondo.
A qualcuno tutto questo appare come il gioco delle tre carte, anche se non è proprio così. Ma che dire del nuovo concetto che si sta facendo strada fra i (crescenti) ranghi degli ambientalisti? Il carbon negative. Le emissioni di carbonio a impatto negativo. A Poznan ne hanno parlato, in termini scientifici, sia il WWWF sia il Potsdam Institute for Climate Impact Research.
Il più ambizioso obiettivo che la comunità internazionale si prepara a darsi – qualora il vertice 2009 di Copenhagen mantenga le promesse fatte a Poznan – è quello di non superare il tetto delle 450 parti per milione di anidride carbonica nell’atmosfera (siamo a 385), in modo da evitare che la temperatura media non aumenti più di due gradi rispetto all’era pre-industriale (siamo già a +0,7). “Abbiamo già la garanzia di superare i 2,4 gradi”, dice Hermann Held dell’Istituto di Potsdam, in Germania. Lo stesso Al Gore, arrivato in Polonia per incoraggiare la diplomazia climatica internazionale a fare qualcosa, lo ha detto chiaramente: “Lungo la strada per le 450 parti per milione, scopriremo che sono troppe e che dovremo ridurre la concentrazione di CO2 a quota 350”. Siccome oggi siamo a 385, è evidente che anche Gore parla implicitamente di carbon negative.
Ma qui entra in gioco l’ingegno umano. Oltre al sistema immaginato dalla Bellona Foundation di Hauge, c’è già chi pensa a qualcos’altro. Peter Read del Massey Center for Energy Research, in Nuova Zelanda, propone il Biochar. Una specie di carbone che si fabbrica dalle biomasse e che è capace di catturare la CO2 e di tenerla immagazzinata nel suolo. Anche quello sarà utile, per fare le sottrazioni carbon negative.
[ Links utili e approfondimenti ]
Nessun commento
Attualmente non ci sono commenti per Il Carbon Negative. Dopo il Carbon Neutral ecco la Prossima Rivoluzione Verde: Se il Carbonio Diventa “Negativo”. Dal Metodo di Frederich Hauge alla Sottrazione della CO2 Tramite il Biochar. Perchè non ne aggiungi uno?