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Uno spettro si aggira per l’Europa: l’anti-europeismo. Due partiti di centrodestra hanno vinto le elezioni di ieri in Islanda: entrambi euro-scettici, l’Independence e il Progressive Party si oppongono all’ingresso del loro paese nell’Unione Europea, che era sembrata invece una scelta obbligata quando il governo di Reykjavik è stato travolto dalla crisi globale del 2008.
Un altro partito fortemente anti-europeo, l’Ukip (United Kingdom Independence Party), si aspetta di ottenere buoni risultati nelle elezioni amministrative di questa settimana in Inghilterra e potrebbe fare perdere ai conservatori, portando via loro una crescente percentuale di voti, le legislative del 2015.
Se a ciò si aggiungono gli ampi consensi ottenuti in elezioni recenti dal Movimento 5 Stelle in Italia, da Alba Dorata in Grecia e da altri partiti con una piattaforma anti-europea in vari paesi d’Europa, sembra innegabile che ci sia una tendenza comune e diffusa, un movimento che travalica i confini nazionali per assumere quelli del continente. Certo, le circostanze cambiano e i distinguo sono importanti.
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