La nuova tecnologia fotovoltaica è stata annunciata da pochi giorni su Nature Materials e utilizza il silicio convenzionale ma utilizzato in microfilamenti da qualche micron (un milionesimo di metro). “L’idea è che la nuova tecnologia fotovoltaica sarebbe a basso costo e più facile da lavorare, per il fatto che il modulo finale è più flessibile rispetto alle celle solari al silicio convenzionale,” spiega Michael Kelzenberg del California Institute of Technology di Pasadena, che ha lavorato allo studio.
Molte aziende, tra cui il produttore giapponese Sharp e la tedesca Q-Cells SE, stanno producendo celle solari a film sottile, utilizzando materiali organici come i polimeri. Queste però sono meno efficienti nel convertire l’energia solare in energia elettrica rispetto alle celle convenzionali che utilizzano il silicio. Lo studio è tra i più recenti fra quelli che vogliono combinare la flessibilità dei nuovi film sottili organici o contenenti carbonio e l’alta efficienza del silicio che è pesante e rigido. “E’ potenzialmente una tecnologia che aggira molti dei costi associati alla produzione delle celle solari” continua Kelzenberg, “senza dimenticare il grosso problema legato ai wafer di silicio e della loro fragilità.”
Ulteriori test sono necessari ma Kelzenberg ha detto che il materiale sarebbe dal 15 al 20% circa più efficiente in relazione alle stesse celle solari utilizzate sui tetti per portare energia nelle case. Un simile sforzo è in corso nel laboratorio di John Rogers, professore di scienza dei materiali presso l’Università di Illinois, che sta lavorando su alcuni metodi per rendere più flessibili i materiali inorganici. Mentre molte aziende stanno investendo in celle solari organiche – essenzialmente materiali come la plastica che contiene carbonio – spiega Rogers, questi materiali hanno prestazioni relativamente basse, meno affidabilità a lungo termine e una struttura di costo non dimostrata.
“Ci piacciono i materiali inorganici e cerchiamo di adattarli e di usarli in modo non standard”, spiega Rogers in un’intervista telefonica. L’anno scorso il suo team ha riferito, in merito un nuovo processo di produzione delle celle solari sottili, che sono abbastanza flessibili da essere arrotolate intorno ad una matita e trasparenti da poter essere utilizzate per colorare le finestre degli edifici o le automobili. ”Siamo in grado di farle allungare come un elastico o di renderle flessibili come un foglio di plastica” continua Roges, fondatore di una start-up chiamata Semprius, che il mese scorso ha annunciato uno sforzo congiunto con Siemens per sviluppare sistemi per la produzione di energia elettrica. ”La stessa tecnologia che stanno utilizzando per creare questi moduli rigidi potrebbe essere utilizzata per i dispositivi flessibili”, conclude Rogers, che ha spiegato come la società riceve finanziamenti da parte del Dipartimento statunitense della Difesa e dalla CIA.
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3 marzo 2010 alle 15:17
Certo , quando si investe nella ricerca , ecco i risultati ma purtoppo il ns governo pensa ai c… e allora saremo destinati sempre ad arrivare ultimi ma quando va bene
24 novembre 2010 alle 17:00
…forse questo non ha niente a che vedere con i sottili film al silicio, che
comunque serviranno anche in seguito allo scopo preposto, ma senz’altro
parlare di energia pulita a costi zero non si puo’ fare a meno di citare
l’ energia magnetica artificiale permanente che a parita’ di superfice
confrontata con quella resa da un normale pannello fotovoltaico e superiore di ben 30 volte, una qualsiasi applicazione si commenta da sola,
con l’ Ecomotor chi arriva prima vince tutto.