Pomodori, ma anche mais, manioca e cotone resistenti ai virus, e terapie genetiche contro le malattie rare. E’ questa la promessa dei biotech per il 2009. Sul fronte agricolo, nei prossimi mesi i laboratori di genetica e genomica vegetale dell’Enea alla Casaccia completeranno i test di sicurezza per l’utilizzo di una tecnica di silenziamento genico che in molte specie coltivate conferisce resistenza ai geminivirus. Questi patogeni causano fortissimi danni alle produzioni agricole, soprattutto nelle regioni subtropicali e tropicali del mondo, ma sempre più spesso anche in Italia dove, nel 2003, sono stati responsabili della perdita del 50% del raccolto di pomodori in Sardegna.
L’innovazione, presentata qualche mese fa da Alessandra Lucioli e Mario Tavazza in “Nature Biotechnology” dopo quattro anni di lavoro, segna una svolta importante nell’utilizzo delle molecole di Rna in quelle che vengono definite tecniche di “interferenza”. “Siamo riusciti a ottenere pomodori in grado di bloccare l’infezione del patogeno inserendo nel genoma della pianta una brevissima sequenza genetica di poche basi, un cosiddetto gene sintetico, che inibisce il funzionamento dei geni del “virus”, spiega Eugenio Benvenuti, direttore del dipartimento di genetica dell’Enea. I vantaggi sono notevoli, sia in campo, sia in tavola e nell’ambiente. Lo sviluppo di piante con queste caratteristiche di resistenza per colture come il pomodoro ad esempio, permetterebbe infatti di ridurre i trattamenti con pesticidi contro gli insetti che fanno da vettore al virus, abbattendo i costi di coltivazione, ma anche i residui che i consumatore potrebbe trovarsi nel piatto e naturalmente riducendo in modo notevole l’impatto ambientale complessivo della coltura”.
“Non pensiamo certo che sia la panacea per tutti i problemi agricoli – avverte Tavazza – ma da un punto di vista scientifico abbiamo aperto una strada importante con un interessante impatto sul mercato”. La tecnica dei ricercatori italiani è infatti già sotto brevetto in Europa da parte di Cnr ed Enea, mentre Isagro, una delle principali aziende italiane di agrofarmaci ne sta portando avanti il riconoscimento in Usa, Brasile, India e Giappone. “L’uomo ha sempre modificato le piante per facilitarne la coltivazione e migliorarne la produttività, utilizzando gli strumenti della sua epoca – osserva Benvenuti – prima con incroci piuttosto empirici, poi, nel secolo scorso, bombardando con radiazioni i semi che hanno permesso di produrre le banane senza semi o il frumento duro che tanto apprezziamo oggi. Le stesse fragole e patate che oggi ci troviamo in tavola hanno mescolati molti più genomi di quanto sarebbe possibile in natura. Oggi i nostri strumenti sono le tecnologie molecolari, molto più rapide e sicure.”.
Sul fronte biomedico, Telethon, che quest’anno, con i 31 milioni di euro ha ancora una volta registrato donazioni record, avvierà diverse sperimentazioni di terapia genica contro le malattie rare. Tra i più attesi quello per la leucodistrofia metacromatica (Ldm), una malattia ereditaria trasmessa da genitori portatori sani che colpisce un bambino su 40mila, studiata dal gruppo di Luigi Naldini. L’Istituto Tiget ha già avviato i lavori per produrre il vettore in modo adatto all’uso nell’uomo e ottenuto il parere favorevole sulla condizione di farmaco orfano dall’Enea, l’Agenzia europea per il farmaco. Sempre al Tiget quest’anno debutteranno anche i trial per la terapia genica che un giorno potrebbe sostituire il trapianto di midollo, che oggi rappresenta l’unica speranza per i bambini colpiti dalla gravissima malattia di Wiskott-Aldrich. Questa patologia, assai più rara perché colpisce 4 bambini su un milione, è provocata da una mutazione sul cromosoma sessuale X e viene trasmessa da madri portatrici sane, mentre si manifesta unicamente nei figli maschi.
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