Energia dalle Onde: Pelamis – Sea Snake II. Dal 2010 nelle Orcadi in Scozia Installato il Grande Serpente di 180m che Cattura Energia dal Mare

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Energia, Energie rinnovabili

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Pubblicato il giorno 09 ottobre 2009 - 1 commento



   


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Di tutte le potenziali fonti energetiche rinnovabili, diversi esperti confermano che le onde del mare sembrano essere le più promettenti, nonostante l’elevato costo dei sistemi necessari per sfruttare le onde del mare e la conversione dell’energia cinetica in energia elettrica. Dopo una prima crisi al primo tentativo, la Pelamis ha sviluppato il suo nuovo Sea Snake per sfruttare  l’energia dalle onde del mare in termini di costi e conversione in modo efficace, ora il Sea Snake di seconda generazione è pronto per diventare operativo ed essere immerso nei mari della Scozia settentrionale.

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Sea Snake è un lungo tubo di 180m che sarà installato nella prossima primavera presso l’European Marine Energy Center nelle Orcadi, in Scozia settentrionale. Il generatore di  energia dalle onde è stato ordinato dalla società elettrica tedesca E. ON ed è in grado di produrre circa 740KW di potenza. Gli sviluppatori già ritengono che entro il 2015, il Sea Snake sarà in grado di produrre circa 20 MW, sufficiente per alimentare 30.000 case. Progettato per immergersi e cavalcare il mare gonfio in ogni suo movimento Sea Snake non è stato un progetto che ha interessato venture capitalist del settore delle tecnologie sostenibili che in genere hanno orizzonti d’investimento molto più brevi rispetto ai rendimenti richiesti di 10-20 anni di Sea Snake. “La nostra visione … è quella a lungo termine, consideriamo il nostro mercato quello del 2020″, afferma Amaan Lafayette, della E. ON. “Ci piacerebbe vedere un impianto di piccole dimensioni innanzitutto nelle nostre acque nel 2015-2017”.

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Il World Energy Council ha stimato il potenziale di mercato per l’energia dalle onde a più di 2.000 terawattora l’anno o circa il 10% del consumo di elettricità del mondo, stimato intorno ai 790 miliardi dollari. E la Gran Bretagna ha un ruolo di primo piano nello sviluppo della tecnologia per la produzione di  energia dal mare, che secondo il Carbon Trust potrebbe da solo in futuro arrivare a produrre il 20% del fabbisogno energetico del paese. Oltre all’ energia dalle onde, la Gran Bretagna sta sperimentando diversi sistemi per estrarre energia dalle maree: società private come la  Marine Current Turbines, l’anno scorso ha acceso la prima grande turbina SeaGen nei mari dell’Irlanda del Nord.

Pelamis si è sempre concentrata sull’energia dal moto ondoso a partire dal 1998, Lafayette della E. ON afferma di aver esaminato più di 100 dispositivi a partire dal 2001 prima di scegliere il Sea Snake: “Hanno un record dimostrabile di tre anni in mare … e questo ci ha dato molta sicurezza”. Né Pelamis, né E. ON hanno posto grandi obiettivi ma entrambe hanno ribadito che vogliono portare Sea Snake ad essere competitivo con le centrali eoliche off-shore.

Paesi che stanno sviluppando nuove tecnologie per produrre energia dal mare oltre alla Gran Bretagna sono il Portogallo, Irlanda, Spagna, Corea del Sud e gli Stati Uniti: con circa 100 aziende in lizza per una quota di mercato, ma solo poche hanno testato il loro prototipo in mare. Allo stato attuale, i dirigenti del settore affermano che costa circa il doppio l’energia proveniente dal mare rispetto agli impianti eolici off-shore, che richiedono un investimento di circa 2-3 milioni di euro per megawatt. Mentre il fotovoltaico ha un costo di circa 3-4 milioni per megawatt, e il solare termico a concentratori solari circa 5 milioni di euro.

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    Penso che quello sopra sia il titolo più corretto, proprio in virtù del fatto che, oltre ai commenti, (siano essi concordi o no), bisogna avere anche opinioni di carattere tecnico e la capacità di lanciare o proporre nuove idee, diversamente sarebbe una critica qualunquista e di poca sostanza, (tanto per criticare o applaudire).
    La premessa iniziale è che non esistono nei vari settori delle rinnovabili, sistemi che costano più o meno degli altri, dire che per lo sfruttamento dell’energia proveniente dal moto ondoso siano necessari investimenti più elevati non è corretto, questo perché il costo è direttamente proporzionale all’ideazione tecnica dei sistemi di sfruttamento, se i sistemi sono complessi, (come il Pelamis/Sea Snake), è indubbio che la complessità, (dovuta all’idea progettuale di base), porti necessariamente a costi elevati.
    Il fatto di proporre una nuova versione del Pelamis, il Sea Snake, migliorando la parte meccanica per cercare di offrire una maggiore garanzia in condizioni di reale operatività, è una logica e corretta conseguenza del lavoro atto a migliorare qualsiasi progetto, che in genere deve essere affrontato con la premessa teorica che dice, “non tutte le ciambelle riescono col buco”, quindi è giusto migliorare gli aspetti realizzativi che hanno prodotto problematiche in mare, anche se tutto questo non viene fatto per una riduzione dei costi, ma sicuramente per un miglioramento dei rendimenti, sia meccanici che di conversione elettrica.
    Questo non significa che improvvisamente il Sea Snake si metterà a produrre enormi volumi d’energia rispetto al Pelamis, ma semplicemente che i miglioramenti nel loro complesso garantiranno operatività con prevedibile riduzione di eventuali guasti, (e questa dovrebbe essere la ciambella col buco), poiché fondamentalmente l’idea progettuale di base è uguale e quindi la produzione teorica è fra i due modelli praticamente identica.
    Il Sea Snake si presenta nelle dimensioni, 180 m di lunghezza circa 4 m di diametro, simile al Pelamis e anche la produzione, circa 740 kW di potenza, è pressoché identica, anche se non si riesce a decifrare il termine di 20 MW a cosa si riferisca, se a valori (per singolo elemento) orari istantanei, giornalieri, mensili, non riportando il valore MWh, va escluso il valore come indice annuale.
    Il fatto che si dica, “non è stato un progetto che ha interessato venture capitalist del settore delle tecnologie sostenibili che in genere hanno orizzonti d’investimento molto più brevi rispetto ai rendimenti richiesti di 10-20 anni”, non giustifica le scelte tecniche, poiché esse una volta prese, sono la conseguenza della resa di un certo tipo di tecnologia applicata, se la tecnologia fosse più performante sicuramente interesserebbe anche i venture capitalist.
    La vista della sezione 3D del progetto, rende bene anche l’idea del tipo di tecnologia, al di la di ogni valutazione legata alla “semplicità progettuale”, ed il fatto che ci si ponga come obbiettivo il raggiungimento dei sistemi eolici off-shore, è una meta molto ambiziosa sotto il profilo della produttività e dei costi.
    È inoltre più che vero che in molte Nazioni si stanno sviluppando nuove tecnologie per produrre energia dal mare quali la Gran Bretagna, Portogallo, Irlanda, Spagna, Corea del Sud, Stati Uniti, Australia, Cina, il fatto che si affermi, “solo poche (aziende) hanno testato il loro prototipo in mare”, non è corretto, sarebbe più giusto dire che – poche sono quelle che hanno pubblicizzato le loro prove in mare – ma questo perché non tutti hanno spalle o sostegni milionari, sarebbe come dire che un prodotto è più valido di un altro solo per il fatto che alla fiera/show l’azienda che lo ha presentato aveva uno STAND enorme e bellissimo, mentre i concorrenti avevano un piccolo stand disadorno; le grandi idee/prodotti, non si trovano nei grandi stand, ma sono figlie dei “GARAGES”.
    Inoltre è errato dire che, “i dirigenti del settore affermano che costa circa il doppio l’energia proveniente dal mare rispetto agli impianti eolici off-shore, che richiedono un investimento di circa 2-3 milioni di euro per megawatt. Mentre il fotovoltaico ha un costo di circa 3-4 milioni per megawatt, e il solare termico a concentratori solari circa 5 milioni di euro.”, bisogna differenziare la resa MWh, cioè i MEGAWATT prodotti annualmente, poiché ogni sistema ha un costo diviso la sua resa annuale, ad esempio 14/15% il FOTOVOLTAICO, 25/30% l’EOLICO, se il Sea Snake dovesse anche costare 10 milioni di euro, ma produrre tre volte l’Eolico, sarebbe un sistema comunque più redditizio e conveniente e porrebbe dei nuovi valori di resa, verso cui tutti gli altri dovrebbero confrontarsi!
    Questo è il commento e questa è la mia opinione, veniamo ora alla fase propositiva, all’idea.
    L’idea è che utilizzando il moto ondoso, vi sono onde di poche decine di centimetri, ed altri siti dove le altezze minime sono di due metri, questo in relazione al tipo di mare/oceano che sono diversissimi uno dall’altro, quindi lo sfruttamento delle risorse da moto ondoso devono essere in funzione di tali siti, adeguarsi a tali valori, non avere come il Pelamis o il Sea Snake, valori minimi o massimi di sfruttamento, ma continuare a produrre sia con onde piccole che con onde enormi, senza problemi di meccanica, o di fattori legati al moto ondoso che in determinati luoghi è estremo.
    Ciò detto, il sistema con cui gli altri in generale, compreso eolico, fotovoltaico, e NUCLEARE, dovranno misurarsi, è il “TRITON” della K.I. Energy, info@kienergy.co.kr, azienda che data la serietà del progetto non venderà I sistemi, ma l’energia che producono, (nuovissimo sistema, presentato in Corea, al “KOREA GREEN ENERGY SHOW”, di Seoul il 13 – 16 Ottobre 2009), con sede in Busan, Repubblica di Corea, città di circa sei milioni d’abitanti, fronte Oceano Pacifico, con cui si potrà produrre per ogni Kmq o poco più di superficie marina od oceanica almeno 1 GW e più, (istantaneo per capirci, cioè pari a 24 GW giornalieri, 8.760 GW anno), pari ad una centrale nucleare con 1 reattore da 1GW in funzione al 100% per tutto l’anno che produce 8,7 TW, ma senza le controindicazioni del nucleare.
    Il sistema è composto da due unità, (o boe, a bassissimo profilo quella di superficie, con limitato impatto ambientale), l’unità di superficie dinamica che da energia seguendo il moto sinusoidale delle onde, (di qualsiasi altezza), ed un’unità statica, semisommersa, che riceve l’energia dalla precedente e che contiene una meccanica, (nuovo brevetto), che consente l’utilizzo dell’onda sia in salita che in discesa, con potenze delle singole unità istallate di 200 kW, (anche se è possibile una maggiore potenza per unità), quindi sulla superficie lo spazio occupato riferito alla boa è di circa 2,5/3 mq.
    Secondo le prove condotte è possibile avvicinare maggiormente le boe una all’altra, rispetto ai 10/20 m previsti, in modo da aumentare le concentrazioni o gli ampliamenti delle aree di produzione, per determinati siti, di tipo Mediterraneo; inoltre l’eventuale intervento, per la sostituzione mirata per riparazione o manutenzione di ogni singolo elemento, è rapidissimo, consentendo (senza pregiudicare la produzione dell’intero impianto), agli altri singoli sistemi/elementi di continuare a produrre.
    Cordiali saluti, Piccinini G. Raoul.

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