L’Etanolo del futuro grazie ad un fungo. Il Trichoderma Reesei è l’organismo che trasformerebbe ad “alta efficienza” la cellulosa in zuccheri pronti per convertirli in biocarburanti

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Energia, Energie rinnovabili

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Pubblicato il giorno 07 maggio 2008 - 1 commento



   


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E’ stato individuato un fungo con un vorace appetito che potrebbe migliorare significativamente la produzione di biocarburanti ed in particolare dell’etanolo: il Trichoderma reesei

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La conoscenza del fungo Trichoderma reesei è avvenuta già nella seconda guerra mondiale quando l’esercito statunitense si accorse che la tela delle tende e le uniformi militari venivano letteralmente consumate dal fungo. Il Trichoderma reesei infatti sarebbe in grado di trasformare le fibre vegetali in zuccheri semplici quindi cellulosa o rifiuti urbani come mais in etanolo, sbloccando così i processi industriali e rendendoli economicamente più efficienti. “Eravamo consapevoli della presenza del Trichoderma reesei e della sua reputazione come produttore di massicce quantità di enzimi degradanti, tuttavia siamo sorpresi dall’efficienza del sistema” ha dichiarato il ricercatore Diego Martinez di Los Alamos. Ora gli scienziati sono alla ricerca nel genoma del Trichoderma reesei dei geni che fanno produrre gli efficaci enzimi.

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Il Trichoderma reesei potrebbe essere utilizzato su scala industriale per produrre enzimi in ambienti purificati e così nutriti con cellulosa e altre materie prime ridurre il tutto in zuccheri e fermentandoli in lieviti produrre etanolo. “Individuare la sequenza del genoma del Trichoderma reesei è un importante passo avanti verso una produzione rinnovabile di biocombustibili priva di sostanze chimiche”, così annuncia Joel Cherry direttore delle attività di ricerca per i biocarburanti di seconda generazione della Novozymes, un istituto che collabora nelle ricerche sul Trichoderma reesei e gigante del biotech danese che controlla il 47% del mercato globale di enzimi per la produzione di etanolo da cellulosa. “Le informazioni contenute nel genoma del fungo ci permetterà di capire meglio come questo organismo trasforma la cellulosa in modo così efficiente e capire come così produce i prodigiosi enzimi. Usando queste informazioni sarà possibile migliorare queste loro proprietà riducendo i costi di trasformazione della biomassa utilizzando sostanze chimiche industriali”.

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  1. peccato che le glucanasi che qst fungo produce hanno un problema molto grande: sono inibite dal prodotto finale, il glucosio per l’appunto. Inoltre, si ci sono mutanti di trichoderma che sono resistenti alla repressione da catabolita, ma sono molto instabili e non possiamo cosi utilizzare la cellula di per se, c’è bisogno di purificare qst enzimi. Sono stati fatti anche esperimenti di clionaggio in E.coli e lieviti dei geni che codificano per qst enzimi, ma dinuovo non ci sono lieviti che riescono a fermentare su un terreno di cellulosa.
    Per concludere se si vuole utilizzare la cellulosa come substrato per il terreno di coltura c’è bisogno di metodi fisici o chimici per la sua degradazione in monomeri di glicosio, il che costa tanto

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