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“L’Idrogeno può essere facilmente convertito in apparecchiature elettriche in energia meccanica, senza produzione di biossido di carbonio”, ha spiegato Mukhopadhyay, scienziato impegnato in un laboratorio specializzato nella produzione di energia a temperature molto alte impiegando Archaea. Elizaveta Bonch-Osmolovskaya e colleghi del Russian Academy of Sciences, hanno scoperto il Desulfurococcus fermentans nel Uzon Caldera, nella penisola del Kamchatka, una penisola di terra nella zona orientale della Siberia ricca di vulcani.
Il Desulfurococcus fermentans degrada così la cellulosa delle piante che crescono nella zona producendo idrogeno. “Dal momento che l’idrogeno blocca la crescita per la maggior parte dei fermenti Archaea, raramente questi produrrebbero idrogeno”, continua Mukhopadhyay “Un modo per indagare è attraverso il confronto dei genomi del Desulfurococcus fermentans co i suoi parenti più stretti che non hanno queste abilità così speciali”. Questo microrganismo cresce alle temperature di 80-82°C, quasi prossimo al punto di ebollizione dell’acqua, “La capacità di vivere e operare a temperature così elevate presenta dei vantaggi come la più rapida produzione di idrogeno nel bioreattore dato che non vi è alcuna contaminazione di microbi comuni.”
Il laboratorio di Mukhopadhyay ha iniziato immediatamente gli studi con il Desulfurococcus fermentans arrivando ad alcune informazioni sulla crescita e sulla dinamica della produzione di idrogeno dando al microrganismo amido e cellulosa. Il laboratorio ha così proposto il sequenziamento del genoma del Desulfurococcus fermentans al Joint Genome Institute Sequencing Program, l’istituto che sta indagando le sequenze genetiche di 44 organismi selezionati per creare degli organismi OGM in grado di produrre biocarburanti e bioenergie (vedi “Biocarburanti di 4° Generazione”). La selezione degli organismi da sequenziare sono stati selezionati in base al merito scientifico del team che ha proposto il sequenziamento e il grado di interesse da parte della comunità scientifica nello specifico caso. I ricercatori hanno quindi 6 mesi di tempo per produrre tutta una serie di informazioni da presentare alla banca del gene. Già il Joint Genome Institute approvò a giugno una proposta intitolata “Inchiesta comparativa sulla genomica per la produzione di idrogeno da materiali cellulosici e amici da un Arachaeon ad alte temperature”.
L’Istituto che già sta indagando su alcuni parenti del Desulfurococcus fermentans, mira a colmare alcune lacune nell’Enciclopedia Genomica di batteri e Archaea (GEBA), “Pertanto avremmo dati sul genoma del Desulfurococcus fermentans che produce idrogeno da cellulosa e informazioni simili per gli altri 3 parenti più stretti che non possiedono queste proprietà. Questi dati guideranno un più intenso e mirato studio sulla produzione di idrogeno da cellulosa“, continua Mukhopadhyay. “Questo è solo l’inizio di un’esplorazione dei processi fino ad ora sconosciuti che possiedono un alto potenziale per far progredire la produzione di energia rinnovabile”.
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