Continua la serie dedicata alle piante bioenergetiche individuate per la produzione di biocarburanti più sostenibili come complemento di una soluzione totale alla crisi energetica e alimentare in atto. Rimani quindi con noi per capire meglio l’utilizzo, la convenienza e la reale sostenibilità di queste nuove piante adatte ad essere trasformate in biocarburanti:
- La Jatropha Curcas e Biodiesel
- Il Sorgo Dolce ed Etanolo
- Il Kudzu e il Kudzunol
- Etanolo dalla manioca
- Biodiesel dal Millefoglio d’Acqua
La Camelina Sativa (chiamato anche falso lino) è un vegetale utilizzato anticamente ampiamente nell’alimentazione. La Camelina è nativa dell’Europa del Nord, della Finlandia e anche Romania; della stessa famiglia della senape, la Camelina anticamente si coltivava nelle zone marginali dei terreni agricoli richiedendo scarse attenzioni se non quella di tenere il terreno relativamente pulito.
I semi della Camelina hanno un alto contenuto proteico che si aggira attorno al 25% e un contenuto in olio pari al 40% circa. Introdotta diversi anni fa negli USA, la Camelina è stata sperimentalmente coltivata in Montana l’anno scorso in circa 40.000 ettari fornendo una materia prima sostenibile e qualitativamente eccezionale. La Camelina offre delle opportunità uniche infatti:
- La Camelina richiede bassi costi di piantagione e manutenzione durante le stagioni.
- La Camelina è una coltura molto adatta alle dure condizioni meteorologiche e climi di molte regioni della terra.
- La Camelina aggiunge nutrimenti al terreno durante la rotazione delle colture.
- La Camelina può ridurre le malattie delle piante, gli insetti nocivi e la pressione delle piante infestanti in genere, il fatto si è notato l’anno successivo durante una piantagione di grano. Per questo la Camelina riesce ad aumentare la resa della coltivazione successiva del 15%.
“La Camelina Sativa è una pianta annuale a germinazione spontanea, con piccoli fiori gialli e silhouette ovali lunghe 5-10 mm. La fioritura va da maggio a fine giugno e la si trova per lo più, ai margini dei campi seminati a frumento. I suoi semi sono piccoli, (da 1 a 1,5 mm) di colore giallo dorato con uno spacco centrale simile al frumento. Può essere coltivata in altitudini fino e anche oltre i 1000 metri. La sua diffusione si è estesa in tutta l’Europa dopo essere stata maggiormente presente nella parte Sud-Orientale europea.
Nei paesi anglosassoni la Camelina Sativa è chiamata “Gold of Pleasure” espressione che ne indica il colore ed il piacere che gli uccelli esprimono cibandosene. È un seme che, grazie agli oli Omega 3 e Omega 6 ivi contenuti è molto utile per lo sviluppo dei nidiacei e per la fase di muta. Graditissimo ai canarini e a tutti gli altri carduelidi. Ha un tenore proteico del 18% e può essere utilizzata allo stato naturale, mescolata in ragione del 10% circa al pastoncino che viene offerto giornalmente.”
La Camelina inoltre offre una soluzione al raggiungimento di una produzione di biodiesel sostenibile infatti la Camelina non interferisce con la produzione alimentare. La pianta e i semi oltre ad essere lavorati per estrarre il prezioso olio offrono uno scarto che può essere utilizzato come mangime ad alta qualità (la pianta è ricca di omega 3) per l’alimentazione di animali.
La Camelina così potrebbe essere coltivata in terreni marginali e con pochissima umidità. Ted Durfey, presidente della Natural Selection Farms di Washington è uno dei partner del progetto di sviluppo della Camelina nelle regioni delle Grandi Pianure. Durfey spiega che la società ha iniziato la coltivazione della Camelina nelle Grandi Pianure la scorsa primavera. “Il livello della sostenibilità della Camelina è innegabile. Le mie ragioni infatti per coinvolgere il maggior numero di coltivatori è quello di creare una maggiore sostenibilità locale attraverso la produzione di farine animali e di olio per biodiesel in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni di petrolio.”
Il biodiesel della Camelina non solo aiuta l’economia locale ma grazie anche alla Great Plains ne aumenta la redditività per ettaro limitando la necessità delle forniture petrolifere. “Abbiamo solo graffiato la superficie del potenziale offerto dalla Camelina per produzione di biodiesel e speriamo che i coltivatori vedano presto i benefici di questa coltura e contribuire così alla fornitura di sementi.” spiega Sam Huttenbauer amministratore delegato della Great Plains.
La società pioniera nella coltivazione e produzione di sementi su scala commerciale della Camelina, investendo da oltre 10 anni in tecnologie agronomiche per lo studio e lo sviluppo della Camelina e del suo rendimento in modo da elevare il contenuto di olio nella pianta.
[ Links utili e approfondimenti ]
18 agosto 2012 alle 15:51
PER UNO CHE VUOLE INIZIARE QUESTA ATTIVITA,COSA DEVE FARE?CI VOGLIONO AUTORIZZAZIONI DAL COMUNE DELLO STATO DEVE AVERE UNA PARTITA IVA LO STATO DA UN AIUTO ? CAPITE COSA VOGLIO DIRE?.
VI RINGRAZIO IN ANTICIPO