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Queste celle fotovoltaiche sciolte fra questa vernice hanno anche il vantaggio di essere in grado di assorbire l’intero spettro della luce visibile. Il che le rende più efficienti nell’assorbimento dell’energia a bassa radiazione di luce rispetto alle celle fotovoltaiche convenzionali ben adattandosi così anche al clima britannico con le sue giornate nuvolose.
Il 30 ottobre a Shotton nel Galles del Nord un laboratorio inizierà a sviluppare la nuova tecnologia solare che prende spunto proprio dalla fotosintesi delle piante. “Se la vernice fotovoltaica può essere portata tranquillamente con successo nel mercato potrebbe portare grandi cambiamenti per quanto riguarda la futura applicazione di tecnologia solare per produrre energia elettrica”, afferma Steve Fisher, portavoce del team Corus, il gruppo manifatturiero anglo-olandese dell’acciaio che è pronto ad investire milioni di euro nella venture.
La vernice fotovoltaica è costituita da uno strato colorante e da uno strato di elettroliti e può essere applicato come una pasta liquida. Sicuramente i fogli di acciaio utilizzati in architettura sono i più predisposti ad accogliere la vernice solare; un substrato di colorante e celle solari, uno strato di elettroliti, uno di diossido di titanio come pigmento bianco e infine una pellicola protettiva. La vernice fotovoltaica viene applicata sui fogli di acciaio quando sono trattati nelle acciaierie attraverso i rulli durante il processo di fabbricazione. I 4 strati della vernice fotovoltaica vengono così depositati in rapida successione uno dopo l’altro.
La Corus che produce 100 milioni di mq di fogli di acciaio l’anno punta ad essere leader nel settore calcolando che potrebbe produrre una capacitò di circa 9000GW di energia elettrica ogni anno utilizzando questa vernice solare. Era marzo quando presentammo il Dr. Dave Worsley, ricercatore al Materials Research Centre presso la University’s School of Engineering di Swansea, che stava mettendo a punto la vernice che contiene celle solari, in modo da poterla dipingere su superfici flessibili in acciaio, comunemente utilizzato come rivestimento negli edifici e generare da questa energia elettrica.
La vernice solare poi ha il vantaggio di non utilizzare silicio nelle sue componenti quindi essa potrebbe, almeno in teoria, fornire terawatts di tecnologie solari a basso costo anche nei prossimi anni quando il prezzo delle celle solari al silicio continuerà a salire. Molto ironicamente Stephen Fisher aggiunge anche che: “Sebbene le emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio sono circa il 50% inferiori rispetto alla produzione di 40 anni fa, l’industria siderurgica da ancora un significativo contributo a livello mondiale di emissioni di CO2. Potrebbe essere quindi venuto il momento di iniziare a riscattarci utilizzando questa vernice fotovoltaica nei processi di produzione”.
Peter Hogg, direttore commerciale per l’ingegneria dell’acciaio della Corus così conclude: “I costi dell’energia sono praticamente raddoppiati negli ultimi 12 mesi. Abbiamo voluto mettere in atto quindi un meccanismo trasparente che rifletta tale disagio e lo inizi a colmare. I prezzi dell’energia non è solo questione del Regno Unito ed è per questo che abbiamo scelto come base di prezzo il del gas in Europa. Altre industrie, come il fotovoltaico su vetro hanno anche loro iniziato ad adottare meccanismi analoghi.”
“Questo progetto è un esempio superbo del valore della collaborazione fra università e industria, una vera opportunità per garantire che il Galles rimanga in prima linea riguardo a questa tecnologia in tutto il mondo, rivoluzionando l’industria e la nostra capacità di generare energia elettrica. Penso che abbia visto giusto il Welsh Assembly Government, che ha finanziato il primo studio di fattibilità. Anche se siamo solo al primo successo di questo progetto non c’è dubbio che siamo in procinto di creare un interessante prodotto in acciaio hi tech che preserva a lungo termine il futuro del settore siderurgico gallese”.
A proposito vogliamo sempre ricordare anche la vernice fotovoltaica italiana. nata in casa CNR e commercializzata dall’austriaca Bleiner AG. La PhotonInside è una vernice fotovoltaica multistrato che è in grado di rivestire qualsiasi superficie ed è in grado di convertire le radiazioni luminose (naturali o artificiali) in energia elettrica. La PhotonInside è una miscela di materiali polimerici e particelle di ossidi di adeguate dimensioni nanometriche. Con 50mq di PhotonInside si creano circa 3KW di energia elettrica ma visto che si possono facilmente trattare anche superfici enormi si possono ricavare anche grandi quantità di energia ma la cosa interessante è che poiché la vernice fotovoltaica PhotonInside non contiene silicio, materiale assai costoso, i suoi prezzi sono dimezzati rispetto ai tradizionali pannelli fotovoltaici.
Calcolando una palazzina di 6 famiglie, ciascuna con un contratto di circa 3KW, si dovranno verniciare circa 288mq di tetto o di facciata per soddisfare il fabbisogno energetico con una spesa complessiva di circa € 60.000. La maggior parte delle materie prime utilizzate dalla PhotonInside poi sono comunemente disponibili e non sono soggette al monopolio delle multinazionali. Questa vernice fotovoltaica come quella che sarà prodotta e stampata dalla Corus non utilizza il silicio e addirittura la pittura solare è influenzata dal materiale su cui è posata, aumentandone o diminuendone le prestazione. Questo fatto influenza anche i costi di produzione per watt di energia generata, permettendo anche un ottimizzazione di questi ed il vantaggio di prevedere eventualmente di generare energia in eccesso per essere vantaggiosamente fatta tornare nella rete.
[ Links utili e approfondimenti ]
13 novembre 2010 alle 21:53
Gran bella idea questa della vernice fotovoltaica senza silicio! è già in commercio o solo in fase di sperimentazione? Si può applicare anche all’uso domestico?
9 giugno 2015 alle 11:51
E’ possibile avere i pigmenti della vernice fotovoltaica sotto forma di polvere ?
Con il mio innovativo processo di stampa che utilizza ink-adesivo posso stampare su qualsiasi supefice metallica o su plastica e successivamente fissare pigmenti organici o metallici con una granulometria < a 40 micron.