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Scott Ollinger dell’Università del New Hampshire, e u suoi colleghi hanno misurato le concentrazioni di azoto in diverse foreste in tutti gli USA. Il team ha confrontato questi dati con i dati satellitari che misurano la quanta di energia solare riflessa da varie superfici e i dati sulla quantità di carbonio assorbito dalle foreste. Così esiste una interessante relazione fra l’azoto pompato nell’ambiente dalle attività umane, la crescita degli alberi e parallelamente l’incremento della quantità di CO2 assorbita dalle foreste al di fuori delle aree tropicali.
I nuovi studi forniscono infatti un sorprendente esempio di come un tipo di inquinamento umano stia aiutando a contrastarne un altro. Ma l’attenzione dei ricercatori che non conosce ancora quale quantità di queste emissioni di CO2 vengono compensate dal rilascio di azoto di origine antropica, intende andare a fondo. L’azoto come ben sappiamo è un elemento importante per le piante e ampiamente utilizzato come fertilizzante in agricoltura.
“Le principali conclusioni sono che la concentrazione di azoto nelle foreste è un buon indicatore della loro capacità di assorbire anidride carbonica, e che le foreste con livelli elevati di azoto riflettono più radiazione solare delle foreste povere di azoto”, questo è quanto afferma Ollinger. “Una semplicistica implicazione è che gli alberi fertilizzati con azoto, o che semplicemente la piantagione di alberi che possiedono naturalmente una più elevata concentrazione di azoto, potrebbe contribuire a compensare il cambiamento climatico”.
Anche se questo è solo teoricamente possibile, Ollinger avverte che la ricerca dovrebbe essere meglio approfondita. Per cominciare, l’esatto rapporto tra azoto, terreno e albero rimane un mistero. L’azoto potrebbe agire come un interruttore, cambiando la struttura cellulare e le proprietà delle foglie in modo che esse diventino più simile ad uno specchio. Se questo è vero, fertilizzare il terreno con azoto potrebbe funzionare.
Gli effetti di dopare gli alberi con azoto potrebbero risultare però negativi. “Aumentare la quantità di azoto per l’ambiente potrebbe creare diverse conseguenze negative, tra cui la lisciviazione dei nitrati nelle acque sotterranee e le emissioni di protossido di azoto – per sé già un gas a effetto serra – dal suolo”. Alcune specie di albero che assorbono una quantità di azoto superiore tendono anche ad aver bisogno di più acqua, il che significa che il doping con azoto degli alberi potrebbe contribuire ad asciugare preziosi flussi di acque sotterranee. “Si tratterebbe di una conseguenza indesiderata per i climi asciutti”, spiega Ollinger.
Federico Magnani dell’Università di Bologna in Italia hanno studiato 20 gruppi di foreste, dall’Alaska all’Italia, in Siberia e in Nuova Zelanda, per osservare come viene assorbita la CO2 da queste foreste in relazione a diversi parametri. Le giovani foreste e in rapida assorbono più carbonio dall’atmosfera dei vecchi alberi. “Se non si considerano gli effetti dell’età nonostante la grande variabilità tra le foreste e il clima, possiamo scoprire una sorprendente corrispondenza tra assorbimento di CO2 e presenza di azoto”.
I ricercatori hanno scoperto che in media per ogni Kg di azoto che si deposita sul terreno della foresta (dopo una pioggia, per esempio), un extra 400 kg di CO2 viene assorbita. “Anche le cose cattive possono avere un effetto positivo collaterale”, afferma Magnani al New Scientist, “Se vogliamo gestire il nostro ambiente nel modo giusto per i prossimi decenni, dobbiamo riconoscere sia effetti positivi e negativi”.
Magnani fa comunque notare che i 400 kg di CO2 per ogni 1 kg di azoto è una media, uno studio globale e accurato per ottenere calcoli veramente esatti avrebbe dovuto tener conto della distribuzione per età degli alberi. Magnani con il suo team ha intanto così dimostrato che l’inquinamento industriale azotato da parte delle autovetture e dei fertilizzanti, dovrebbero aver aiutato gli alberi ad assorbire più CO2. “E ‘fondamentale capire pienamente quali sono gli effetti, sia positivi che negativi dell’azoto per gli alberi, in modo da elaborare le migliori politiche ambientali per il prossimo secolo”, continua Magnani.
Magnani e il suo team hanno avanzato intanto una proposta all’Unione Europea per lo studio dell’azoto e del suo assorbimento e la fertilizzazione per le piante in relaziona all’assorbimento di CO2. Tuttavia i nuovi risultati non si sono applicati alle foreste tropicali, che restano uno dei più importanti polmoni del mondo per l’assorbimento della CO2 . Magnani spiega poi che altre sostanze nutritive, come il fosforo, ad esempio, potrebbe svolgere ruoli importanti dell’azoto in queste aree tropicali. La squadra vorrebbe indagare meglio le conseguenze per le foreste di intenzionalmente fertilizzare il terreno con composti azotati, individuando la possibilità di creare nuove piantagioni forestali in aree dove l’inquinamento dall’azoto “fertilizza” già l’ecosistema.
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