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Lorenzo Bellicini, Direttore del CRESME, traccia con il suo intervento un quadro tanto chiaro quanto impressionante. In dieci anni negli USA si è assistito alla crescita stratosferica del valore degli immobili, pari all’80% tra il 1998 e il 2006; una vera e propria speculazione finanziaria, arrivata ad un punto di non ritorno. In Italia negli ultimi dieci anni abbiamo costruito dieci miliari di metri cubi di edilizia e compravenduto il 30% dello stock abitativo del Paese, con un’ espansione delle aree urbane che trova un precedente solo negli anni 60 e 70. Oggi siamo in un’economia che vede la crescita del PIL stimata al -4%, segnando una delle più grandi crisi economiche del secolo che vede come prima conseguenza il blocco quasi totale degli scambi internazionali. Da qui al 2010 si prevede un calo del 35% degli scambi immobiliari; nella sola Emilia Romagna si stimano tra le 50 e le 70.000 case invendute.
“È necessario ridisegnare il territorio; la crisi può rappresentare l’occasione per questo rilancio. – ha chiuso Bellicini – In cinese la parola crisi è l’unione di due ideogrammi: difficoltà e opportunità. Oggi viviamo le difficoltà, ma possiamo e dobbiamo ragionare su quali siano i driver per costruire un mercato diverso dopo la crisi. Io ne leggo cinque: Riqualificazione territoriale e dei sistemi urbani; attenzione all’innovazione tecnologica, non solo di prodotto, ma di processo; partenariato trasparente pubblico/privato; sostenibilità sociale; risparmio energetico e nuovo modo di costruire”.
Allo scenario tracciato da Bellicini si è agganciato il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che ha iniziato il suo intervento richiamando la platea alla riflessione sull’uso della parola sostenibilità. “Impariamo ad usarla con cautela, perché non si può immaginare che essa arrivi dopo la in-sostenibilità. Berlusconi parla di new town, io credo che in Italia dovrebbe essere vietato anche solo l’uso del termine. Le città non possono espandersi a dismisura, non ne abbiamo bisogno. Abbiamo già assistito ad una crescita esponenziale del costruito e della cementificazione.”
“Fermiamoci piuttosto a leggere la crisi delle forme di comunità e i cambiamenti sociali. In 50 anni sono mutate le categorie fondamentali, ad esempio il concetto di periferia, che oggi va messa al centro del processo di riqualificazione, perché qui vive il 70% degli abitanti delle città. Siamo inoltre chiamati a rispondere alle nuove esigenze, come la domanda sociale di alloggio, che non può essere dettata dall’offerta, ma deve essere il risultato di un’analisi attenta dei nuovi modelli di convivenza (nuclei familiari ridotti, singles, anziani che condividono le case con spirito di solidaristica assistenza, gli immigrati).”
“E poi abbiamo bisogno di ripensare il ruolo del pubblico non più gendarme ottuso, nell’ottica di una maggiore integrazione con il privato – prosegue ancora Vendola – Dobbiamo sorpassare il paradosso che ha fatto delle nostre città da una parte un monumento all’abuso, dall’altro un monumento al vincolo. Il pubblico deve costruire la visione strategica, l’idea generale, poche regole chiare che devono trasformarsi in certezze. Il privato deve fare profitto, contribuendo però al reale miglioramento del bene collettivo. Approfittiamo della crisi per ripensare le città e i territori ripartendo da parametri legati alla salubrità e al benessere dei cittadini”. Sono inoltre intervenuti al dibattito Matteo Caroli, Economista della Luiss, Francesco Zofrea, Presidente di Enipower, Luciano Piacenti, Direttore Area di Business Ambiente ed energia SPA, Silvio Gentile, Amministratore delegato di Green Utility Spa, Ilaria Catastini, Presidente di Anima-UIR- Confindustria Roma e Andrea Giunti, Presidente del Gruppo Ambiente Roma.
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