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Jungle Town è un esperimento di approccio ecosostenibile per la realizzazione di un forma di vita comunitaria basata sulla profonda interazione uomo-ambiente attraverso la progettazione di un organismo complesso dove sono predominanti i flussi di energia che lo rendono una struttura con proprietà emergenti simili ad un organismo vivente. Usare un approccio progettuale sistemico su insediamenti di nuova fondazione pone una serie di problematiche riguardanti soprattutto il momento progettuale e fondativo dell’insediamento.
Un metaprogetto con generiche indicazioni delle fasi di sviluppo della struttura rischia di essere troppo semplicistico per innescare quel processo di auto organizzazione che darà poi vita alla comunità vivente composta da natura e artefatti. Un approccio progettuale sistemico dovrà tener conto dell’evoluzione che un insediamento ha nel tempo: il classico progetto razionalista prevede di dare forma e regole che si applicano in un dato momento ideale di partenza della vita nell’insediamento; è qui che la pianificazione classica ha fallito: i modelli matematici-geometrici non sono adatti a preordinare una realtà che, di fatto, si evolve nel tempo ma, tali modelli devono essere applicati continuamente rappresentando così sia il dna che il sistema nervoso–cognitivo del sistema. Ne consegue che il momento fondativo è di notevole importanza lì dove troppe regole bloccano il sistema e nessuna regola non offre possibilità di previsioni in un sistema caotico incontrollato.
Contrapposta alla tradizionale formulazione globale dei modelli statici (descrittivi), il comportamento complessivo del villaggio deriva allora dalla integrazione di molti comportamenti locali dello stesso. La formulazione globale (i processi di sviluppo urbano interpretati secondo leggi generali), può dunque essere sostituita dalla formulazione locale (i processi di sviluppo urbano possono essere interpretati sulla base di regole di uso dello spazio dipendenti dalle condizioni dalle condizioni degli “intorni” vicini). I vantaggi dell’uso della formulazione locale sono essenzialmente: la semplicità delle regole di trasformazione; la possibilità di analizzare localizzazioni puntuali. Nel caso Jungle Town si è usato una tassellazione vornoj per generare lo sviluppo della meta struttura del villaggio.
La tassellazione voronoj definisce le celle urbane, essa è struttura spaziale e mezzo per la trasformazione del territorio: attraverso la struttura si ha un ombreggiamento che è base per la riconversione di terreno sabbioso in terreno fertile, la struttura voronoj assorbirà il calore dato dall’irraggiamento solare per convertirlo in energia che alimenterà i dissalatori di acqua marina per lo sviluppo della prima colonia vegetale che nelle varie fasi si organizzerà secondo un sistema auto generativo fino a diventare spazio costruito.
Nel Jungle Town project l’artefatto è la struttura “ossea” dell’organismo che partendo da poche unità di base si sviluppa in modo algoritmico secondo ibridazione di sistemi che meglio si adattano a descrivere e dare risposte variabili alla realtà in mutamento (voronoj, swarm, l-system etc.) man mano che la struttura ossea si forma essa inizia a produrre energia che serve a far crescere vegetazione sopra e sotto la struttura. Un organismo così articolato non può essere formalizzato secondo un immagine precostituita dato che esso si evolve continuamente: lo studio proposto rappresenta una delle possibili configurazioni del territorio urbanizzato secondo parametri che definiscono un processo e non una forma statica. Il processo evolutivo ed auto organizzativo del villaggio è generato dalla partecipazione intesa come azione di trasformazione del territorio dove naturale e artificiale sono in intima connessione.
La cella è una zona dell’insediamento di una data estensione; la matrice di celle è un reticolo che identifica la superficie territoriale oggetto dell’intervento. All’interno di ogni cella vi è il sistema generato dagli edifici intesi come sistemi dinamici che processano informazioni provenienti dall’ambiente. La descrizione dei processi di Jungle Town funge da substrato necessario (input) all’induzione di nuovi processi secondo un modello auto organizzativo retroattivo, il mezzo di indagine diviene quindi strumento per la progettazione partecipata: l’osservazione della realtà porta ad una trasformazione della realtà stessa.
Il contenuto della cellula è dato dalle unità abitative che potranno avere diverse configurazioni spaziali e di superficie in necessità degli abitanti: la possibilità di ampliamento è data secondo un singolo asse definito da ballatoi curvilinei ( veri e propri giardini pensili) che hanno il compito di assicurare vaste aree ombreggiate e di collegare il liv.1 a quota +3,50mt. Le configurazioni spaziali e i confini fra cellule saranno variabili in ragione delle esigenze degli abitanti, i collegamenti avverranno al livello quota 0,00. l’unità minima è una cellula sviluppata verticalmente in modo da ottimizzare il condizionamento naturale.
I ballatoi – giardini e le torri di ventilazione garantiscono un adeguata ventilazione naturale, ogni cellula sarà dotata di sistema fotovoltaico atto a produrre energia per il fabbisogno della cellula e del suo immediato intorno. Oltre alle cellule abitative realizzate con tecniche tradizionali e naturali nel villaggio troveranno posto delle unità abitative mobili che potranno essere autosufficienti o entrare in simbiosi con le cellule fisse tradizionali. Le cellule mobili contribuiscono alla creazione di un ambiente dinamico che può evolversi autonomamente verso le periferie del sistema generando altre metastrutture con un sistema di crescita analogo ad un organismo vivente.
La conformazione delle unità abitative mobili permette lo sfruttamento dell’energia solare attraverso sistema fotovoltaico che riveste completamente la protezione esterna costituita da struttura in acciaio cava che assolve anche il compito di naturale areazione della cellula. Il nucleo abitativo è composto da una struttura esterna in policarbonato con sistemi di oscuramento a cristalli liquidi e pannelli in legno.
Jungle Town avrà un cervello e un sistema nervoso: sede del cervello sono le torri situate nel punto di origine dell’espansione dell’organismo, il loro apparato macrostrutturale che servirà a produrre energia e informazione necessaria allo sviluppo iniziale del villaggio. Realizzata la struttura esterna assimilabile ad un grande ricettore solare si procederà alla definizione degli spazi interni che saranno adibiti a funzioni collettive.
Attore principale del costituirsi del villaggio-organismo vivente è l’uomo che interagisce con il contesto, i sistemi di interazione sono fondamentali per la perfetta integrazione uomo-natura: il villaggio può essere schematizzato secondo una disposizione di layer che interagiscono fra loro, i layer saranno alla base del progetto e della fruizione dello spazio, corrisponderanno a livelli di percezione della realtà. Essi sono delle mappe dimensionali relative alle caratteristiche fisico-chimiche del contesto e descriveranno le caratteristiche della materia, i campi elettromagnetici, l’ambiente sonoro (soundscape), la composizione dell’atmosfera, le proprietà termiche etc. I Layer sono implementati all’interno di un software e permettono di decidere la direzione evolutiva del villaggio.
Il nostro ambiente vitale è in realtà molto più complesso di quanto ci appare e immergersi in un tale flusso informativo aumenta la nostra abilità di percepire la realtà e il sentirsi intimamente legati al flusso della realtà stessa. L’uomo non è fuori la natura ma ne è parte integrante, egli deve solo affinare i mezzi per interagire con essa secondo i principi di un ecologia profonda che pone l’uomo all’interno del ciclo naturale e non al disopra di esso. Le attività umane all’interno del villaggio saranno rivolte al mantenimento di un equilibro dinamico basato su una simbiosi profonda col paesaggio.
[ Links utili e approfondimenti ]
17 aprile 2009 alle 14:26
Jugle Tawn e un un ottimo modello di Comunita Sostenibile .Complimenti per la architettura creativa. Paolo