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In agricoltura biodinamica il lombrico rappresenta un punto cardinale di estrema importanza. Infatti assieme all’ape e alla mucca ha titolo di rappresentante per l’attuazione della fertilità. Per inciso, il fondatore dell’agricoltura biodinamica, Rudolf Steiner, aveva già lanciato l’allarme sulla mucca pazza nel 1910 e sul pericolo d’estinzione dell’ape nel 1923, successivamente nel 1924 poneva l’accento sulla salvaguardia del lombrico. Perché proprio il lombrico? Che cos’ha di straordinario?
Il lombrico oltre a scavare gallerie che drenano e arieggiano il terreno è capace di metabolizzare e trasformare la sostanza organica in humus, la base della vita del terreno. È un vero e proprio “intestino” strisciante con il compito di mantenere in circolo la vita. Prerogativa essenziale per ogni cosa che è viva, è che ci sia sempre movimento delle forze vitali e mai staticità. Il lombrico è innocuo, mite, solitario o in compagnia di altri simili, non crea mai danno, non disturba mai nessuno! Salvo qualche persona che non sopporta la sua vista, la sua presenza mette gioia e pace nell’osservarlo. È un lavoratore instancabile, silenzioso il cui compito è solo quello di creare vita! Cioè Humus, dove troviamo i giusti elementi nutritivi per la crescita delle piante. Recenti studi confermano che il lombrico riesce a migliorare la struttura del terreno e a disinquinare i terreni, mettendo le sostanze dannose incapsulate negli strati più profondi e rendendo il terreno agrario più pulito. Per uccidere i lombrichi basta poco: un po’ di diserbante o altri pesticidi e possiamo distruggere intere aree e non vederli mai più per anni; oppure schiacciarli con il trattore o peggio ancora macinarli con gli attrezzi agricoli …
Per avere una forte e utile fertilità a disposizione è bene avere nel proprio terreno un certo numero di lombrichi. Quando il loro numero è notevole, ad esempio abbiamo almeno 50-60 lombrichi per metro quadrato, vale a dire circa 4-5 lombrichi per ogni vangata, allora siamo sulla buona strada. Infatti, ciò corrisponde a circa mezzo milione di lombrichi per ettaro! Che possono essere paragonati a una mucca sotterranea che bruca e produce concime… bisogna favorire questa condizione perché porta dei risultati che fanno risparmiare:
- Mantengono il giusto grado di umidità della terra e quindi diminuiscono il numero delle irrigazioni.
- Drenano il terreno in caso di eccessive piogge e quindi non fanno ammalare il prato.
- Liberano elementi nutritivi e le concimazioni diminuiranno.
- Concorrono a mantenere le piante sane e quindi diminuiscono le spese dei prodotti fitosanitari impiegati, ecc.
Eliminando per prima cosa le sostanze dannose che possono ucciderli (anche se alcune di esse sono ammesse nel biologico) e poi favorendo il loro ciclo riproduttivo. Per aiutare la buona riproduzione dobbiamo attuare alcune tecniche molto semplici:
- Bisogna avere nel proprio terreno alcuni lombrichi, se non li abbiamo dobbiamo metterceli, prendendoli da altri terreni, oppure li possiamo attirare con vere e proprie mangiatoie, seguendo questo metodo:
- Mettere negli angoli degli appezzamenti dei piccoli mucchietti di erba, foglie e stallatico.
- Ricoprire il tutto con un telo plastificato scuro e poi di nuovo foglie, in questo modo manteniamo un certo grado di umidità e proteggiamo i lombrichi dai predatori, soprattutto dai merli.
- Bagnare di tanto intanto con tisane di ortica e camomilla.
Noterete che sotto il telo compariranno i lombrichi che durante il giorno saranno al riparo mentre di notte si allontaneranno per “lavorare”…
- Possiamo irrorare su tutta la superficie del nostro terreno il preparato biodinamico Fladen* Colloidale: questo preparato, a base di stallatico e gusci d’uovo, consente di stimolare la ghiandola calcifera del lombrico favorendone la riproduzione. Si procede in questo modo:
- Si sciolgono in 30 litri d’acqua tiepida e molto pulita 100 gr di preparato fladen e si dinamizzano rimescolando energeticamente per 60 minuti.
- Si irrora la soluzione sul terreno preferibilmente di sera.
- Si ripete l’operazione per tre sere consecutive con clima umido, questa operazione va fatta in autunno o meglio ancora a inizio primavera.
Così facendo si instaurerà un specie di “odore” capace di attrarre il lombrico anche dai campi vicini, similmente come fa il formaggio con i topolini… Se quest’ultima tecnica viene fatta spesso, anche 3-4 volte l’anno, e i lombrichi avranno sufficiente cibo e riparo, vedrete un aumento esponenziale nel giro di un anno. Per inciso il lombrico è ermafrodita e raramente si accoppia, ma da un individuo a fine anno possiamo avere anche cento esemplari! e dopo 2 anni il vostro terreno avrà raggiunto un situazione favorevole. Spesso si assiste al fenomeno dell’autofertilità; per cui non sarà più necessario concimare se non ogni 4-5 anni. Ciò accade nel frutteto e nel vigneto a conduzione biodinamica. Nel silenzio e nella quiete del suolo i lombrichi, nostri amici ci faranno compagnia … Buon lavoro.
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