Architettura sostenibile: Il BIOS Design Collective, quando il design incontra la biologia. Dal PhotoBioReactor per produrre biocarburante dalle alghe ai centri di raccolta degli emigranti in Cina

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Bioarchitettura

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Pubblicato il giorno 16 luglio 2008 - Nessun commento



   


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BIOS Design Collective è un gruppo di lavoro e di studio composto da designer che intendono “esplorare l’applicazione di modelli biologici in architettura”. L’ultimo progetto è il PhotoBioReactor di Charles Lee. L’architettura rappresenta un bioreattore parte di un’azienda che produce biocarburanti dalle alghe. La progettazione ha un’impronta chiaramente artistica e d’impatto con forme funzionali e in grado di ispirare la fantasia.

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Il PhotoBioReactor è un sistema chiuso o semi-chiuso in cui la luce e le sostanze nutritive vengono immesse nel sistema nel tentativo di massimizzare la produzione della biomassa delle alghe. I nutrienti possono essere anche sostanze inquinanti per cui la scultura può facilitare il biorisanamento. E’ anche possibile utilizzare le emissioni di CO2 per nutrire le preziose alghe. Queste poi svilupperanno la biomassa necessaria per essere trasformate in biodiesel e utilizzato per macchinari e veicoli all’interno del parco dove la grande architettura potrà essere installata. Il PhotoBioReactor infatti è progettato per essere installato in parchi e luoghi pubblici in modo da aggiungere un’estetica di forte impatto al nuovo processo di produzione del prezioso biocarburante. La struttura in alluminio è composto da una continua spirale a cascata. Il PhotoBioReactor può essere illuminato anche durante la notte creando una piacevole esperienza visiva, alimentato magari da un pannello fotovoltaico ed un accumulatore. Il bioreattore è poi collegato ai vari dispositivi per la raccolta e l’estrazione della biomassa dalle alghe e la produzione del biodiesel.

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Gli emigranti cinesi che si spostano dalle campagne verso le città hanno ben poco sostegno da parte del governo cinese. Quando lasciano le loro case in campagna essi hanno il diritto ad un’istruzione per i loro figli e ad un’assistenza sanitaria di base. Il ruolo dei nuovi centri di raccolta progettati dal BIOS Design Collective per questi emigranti è quello di offrire questi strumenti di base in sostituzione del governo. I nuovi centri di raccolta offrono anche opportunamente quegli strumenti per gli emigranti di svolgere piccoli allevamenti di pollame domestico che è già praticato da molti in questi insediamenti. Agli emigranti è offerta anche la possibilità dell’uso di un sistema di servizi igienici a compostaggio con la possibilità di utilizzare il fertilizzante per il giardinaggio e docce che abbinate ad un sistema di riciclo acque fornisce un impianto di irrigazione. Il BIOS Design Collective prevede che questo progetto venga accolto favorevolmente dalla società cinese perché renderebbe questi centri di raccolta più sani, più efficienti ed in ultima analisi più redditizi.

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Ma forse il più importante dei servizi offerti dai centri di raccolta del BIOS Design Collective non verrà probabilmente accolto con favore dalle società cinesi. La sera i centri si possono trasformare in organizzate classi di istruzione soprattutto per gli adulti che grazie ad un accesso ad Internet e linee telefoniche internazionali potrebbero formare una rete di distribuzione di informazioni, come un wiki, con nodi in ognuna delle principali zone di sviluppo di tutta la Cina. Informando gli emigranti su salari e condizioni di lavoro in ogni zona, i lavoratori così potranno ottenere un potere contrattuale superiore decidendo se rimanere dove sono e negoziare con la fabbrica o trovare offerte di lavoro più favorevoli. Il progetto del BIOS Design Collective è adattabile ad un’ampia varietà di siti, sia in zone urbane sia in rurali.

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