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CO2SINK, un progetto da 35 milioni di euro, sostenuto dalla commissione europea e dal governo tedesco oltre a imprese private e da altre 8 nazioni europee insieme per un totale di 18 partner provenienti da 9 paesi di tutto il mondo. “Al giorno d’oggi, approvvigionamento energetico e aspetti ambientali non possono essere più trattati separatamente”, ha spiegato il prof. Reinhard Huttl, direttore scientifico ed esecutivo del Research Centre for Geosciences. Il centro di ricerca ha annunciato che questa sarebbe la prima iniezione sotterranea di CO2 in profondità a contatto con acqua salata e rocce porose. Il Research Centre for Geosciences grazie ad una moderna tecnologia sviluppata in diversi laboratori e centri di studio, l’obbiettivo è poter monitorare intensamente e continuamente i pozzi di raccolta della CO2. Una tecnologia spiega Huttl che comprende innovativi sistemi di iniezione, “con questo progetto di iniezione di CO2 a Ketzin abbiamo a disposizione un laboratorio unico in tutto il mondo, in grado di esaminare in dettaglio lo stoccaggio sotterraneo della CO2 nel sottosuolo e dell’interazione di questo con la biosfera.”
Per CO2SINK i dubbi sono molti, soprattutto per quel che riguarda la sicurezza dello stoccaggio della CO2. Progetti come quello tedesco sono in corso in Canada e Australia e al largo della costa norvegese. Gli scienziati sperano che questi sforzi di iniettare la CO2 nel sottosuolo contribuirà a ridurre le emissioni di CO2, responsabili del riscaldamento del pianeta. Ancora gli scienziati comunque si stanno muovendo con cauto ottimismo. “Anche se il sistema funzionasse”, spiega Frank Schilling, direttore del Research Centre for Geosciences, “abbiamo necessariamente bisogno di continuare la ricerca di fonti di energia alternativa e rinnovabile”. Nonostante una tecnologia di tutto punto, si prevede che un sistema di stoccaggio della CO2 sotterraneo, non sarà pronto per il mercato prima del 2020. E non si è ancora certi delle conseguenze dello stoccaggio sotterraneo della CO2, oltre al fatto che sarebbe necessario il 20% in più di energia per produrre la stessa quantità di energia le cui emissioni devono essere stoccate nel sottosuolo. In tutto il mondo la sperimentazione di CO2SINK ha avviato un processo come di “autorizzazione” alla realizzazione di nuove centrali elettriche a carbone dato che in futuro le emissioni di CO2 saranno stoccate “sicuramente” sottoterra, così le aziende sono alla prese per sviluppare tecnologie da miliardi di euro.
Secondo Rolf Emmermann del Research Centre for Geosciences “CO2SINK e la conservazione della CO2 nel sottosuolo può essere un’opzione vincente fino a quando non è stata introdotta una tecnologia in grado di ridurre drasticamente il pericoloso gas.” Comunque la quantità di CO2 iniettata corrisponde ora alla sola produzione del gas serra della popolazione di Potsdam, paese di 150.000 abitanti, la quantità sarà sufficiente per ottenere un significativo spaccato del metodo di iniezione utilizzato, oltre ai possibili problemi di sicurezza e rischi a medio e lungo termine. Le critiche per lo stoccaggio della CO2 nel sottosuolo come possiamo immaginarsi sono numerose, “Gli enormi investimenti impiegati per realizzare una tecnologia di stoccaggio, che risulta essere solo un palliativo e non una cura, dovrebbero essere impiegati nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie realmente sostenibili”, dichiara Matthias Seiche, del BUND. “A lungo termine”, secondo Gabriel von Goerne di Greenpeace, “il terreno potrebbe risultare instabile e perdere di fertilità. Inoltre l’acqua salata iniettata insieme alla CO2 potrebbe causare conseguenze impreviste.”
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