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“L’INSOSTENIBILITA’” DELLE ALGHE
A completare l’analisi del ciclo di vita del biocarburante dalle alghe, i ricercatori hanno scoperto che le alghe producono nettamente maggiori emissioni di gas ad effetto serra e utilizzano più acqua nella loro produzione rispetto ad altre fonti per biocarburanti. Come sappiamo poi le alghe possono essere fatte crescere nei bioreattori ma soprattutto ancora adesso in stagni all’aperto dove possono assorbire facilmente CO2 dall’atmosfera ma rubando tendenzialmente una superficie utile. I ricercatori consigliano come sia maggiormente sostenibile coltivare alghe direttamente nelle vicinanze di impianti di trattamento delle acque reflue o industrie che emettono pesanti quantità di preziosa CO2, in questo modo le alghe possono facilmente da un lato assorbire nutrimento come fosforo e azoto, dall’altro utilizzare la CO2 a completamento della gamma dei nutrimenti delle alghe. Andres Clarens, unodei ricercatori che ha condotto lo studio avverte, “Se si decide di andare avanti con le alghe come fonte di combustibile, è importante riuscire a comprendere i modi in cui è possibile coltivare e produrre biocarburante con il minor impatto e la soluzione sta nell’unire la coltivazione di alghe con le operazioni di trattamento delle acque reflue e l’utilizzo delle emissioni di CO2 direttamente da chi ne produce”.
ANALISI NECESSARIE
“Prima di effettuare importanti investimenti in coltivazioni di alghe per biocarburanti, dobbiamo veramente conoscere l’impatto ambientale di questa tecnologia.” In altre parole, proprio perché le alghe offrono due significativi vantaggi rispetto alle altre materie prime per biocarburanti (la possibilità di non competere con le colture alimentari e le rese più elevate), non significa che si dovrebbe esaminare in modo critico il loro impatto ambientale. L’interesse per i biocarburanti dalle alghe fiorito nel corso dell’ultimo anno e che ha innescato importanti investimenti dalla Exxon Mobil Corp alla Dow Chemical Co., ha dimostrato come alle grandi multinazionali interessi la nuova tecnologia sostenibile dal lato oscuro. Il colpevole, dicono i ricercatori, è il fertilizzante utilizzato per il loro nutrimento nelle vasche aperte, sostanze necessarie per aumentarne la produzione. Questo fertilizzante ha un alto impatto ambientale, perché derivante dal petrolio. “Se coltiviamo mais, ruotando con la soia possiamo ottenere una fissazione -gratuita- dell’azoto nel terreno,” continua Clarens.
Anche l’Algal Biomass Organization crede fermamente in un attenta valutazione del ciclo di vita della produzione di biocarburante dalle alghe, cruciale per lo sviluppo del settore, vista la necessità di valutare con precisione e quantificare il reale impatto ambientale delle alghe. La squadra di ricercatori sta continuando il lavoro nel settore, dimostrando e testando quanto bene le alghe possano crescere con i nutrienti provenienti dalle acque di scarico. Valutando anche le possibili condizioni finanziarie e normative necessarie per lanciare definitivamente il settore delle alghe. “Le alghe producono quattro a cinque volte più energia da biomassa per ettaro rispetto alle colture tradizionali, è da stupidi non puntare su questa tecnologia”, continua Clarens. “Se mettessimo insieme diverse teste, energie e risorse, sono convinto che in pochissimo tempo potremmo ottenere interessanti soluzioni in grado di migliorare esponenzialmente questo settore e lanciarlo in modo efficace, sostenibile e redditizio”. Non ci resta che farlo accadere!
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