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La Turnig Flat Tower vuole essere la risposta organica al crescente utilizzo di energie rinnovabili in architettura e in special modo nelle costruzioni alte mirando all’integrazione della costruzione con la realtà climatica energetica del luogo. Una costruzione organica concepita secondo principi di sviluppo dato dall’interazione con l’energia e del suo sfruttamento.
Forma, struttura ed energia sono le tre variabili che sono alla base del concept. La costruzione si sviluppa verticalmente e dinamicamente come una pianta che assume la sua forma dagli elementi esterni con i quali interagisce. La torre ha un’altezza complessiva di 361 mt. e n.73 piani dedicati ad hotel ristoranti, sale conferenze e uffici per una area complessiva di 84.400 mq. Il rivestimento e le partiture interne sono state pensate come un intricato sistema circolatorio che permette il raffrescamento dell’aria e all’esterno tale sistema formato da sifoni solari consente la ventilazione naturale dei vari piani, il sistema di ventilazione conferisce alla torre la sua caratteristica snellezza.
La rotazione di 90° secondo l’asse verticale conferisce maggior dinamicità all’insieme e ottimizza la ventilazione naturale mentre al nucleo portante centrale sono ancorati i solai e a questi il sistema di facciata e il sistema circolatorio interno, per gli elementi di faccia opachi sarà usato alluminio con integrazione di impianto fotovoltaico che sarà adottato anche per le aree trasparenti curtain wall. Il sistema di raffrescamento naturale e il sistema fotovoltaico integrato garantiscono l’autosufficienza energetica della torre. La turning flat introduce il concetto di progettazione sonora legato alla concezione di tipologia a torre: essa è conformata in modo tale che le sue pareti con l’impatto del vento e dei flussi di aria ascensionali producono armoniche in modo tale da creare un ambiente sonoro solo appena percepibile ma che contribuisce a legare la torre con il luogo in cui nasce; il design acustico diviene parte integrante del concept architettonico con l’auspicio che intere città possano dare la dovuta attenzione al loro ambiente e carattere sonoro eliminando il rumore bianco che contraddistingue l’attuale inquinamento acustico.
Claudio Catalano è nato ad Adelaide (Australia) nel 1967. Si trasferisce in Italia negli anni settanta e si laurea in architettura presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II. Dagli anni novanta svolge la libera professione in ambito nazionale e internazionale con sedi i Benevento, Bari e Dubai. All’attività progettuale classica affianca una ricerca teorica basata sul connubio fra arte e scienza nell’ottica di un’integrazione dell’uomo nella realtà mediante un coinvolgimento polisensoriale. E’ membro dell’Open Network for New science & Art e fondatore di Science&Design associazione di scienziati, designer, artigiani, e artisti, la cui funzione è quella di favorire la produzione di nuove idee e tecnologie nell’ambito dei materiali interattivi e delle tecnologie atte allo sviluppo di spazi e oggetti polisensoriali.
Il suo metodo progettuale passa dal disegno al processo, in cui non è più il prodotto finito ad essere determinato, ma una serie parametri iniziali che si evolvono interagendo con la realtà e definendo in tal modo un metodo inteso come analisi del campo d’interrelazione tra esseri umani, flussi di persone, sistemi materiali e ambiente. Il processo progettuale basato sulla sovrapposizione di layer percettivo-dimensionali enfatizza l’interattività ambientale aumentandone la qualità sensoriale nella convinzione che rapporto tra gli abitanti e il loro habitat si estende aldilà degli scenari tradizionali fino a suggerire i confini di una vera e propria ecologia profonda per un definitivo superamento della logica dicotomica-meccanicistica ormai inadatta alle esigenze di integrazione totale dell’uomo con la natura.
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