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Robert Gilman ha spesso osservato che la maggior parte degli ecovillaggi nel Nord del Mondo sono veri piccoli villaggi. I veri ecovillaggi, infatti egli osserva, sono veri e propri centri di iniziativa (sede di numerose imprese, associazioni e progetti residenziali). La maggior parte delle comunità intenzionali di ecovillaggi nel Nord del Mondo hanno un solo organo funzionale e sono organizzate soprattutto come quelli che Robert Gilman chiama “centri di ricerca, di dimostrazione e formazione.” Le comunità intenzionali possono quindi essere potenziali “semi” dei futuri reali ecovillaggi.
La federazione di Damanhur in Italia è un esempio di una comunità intenzionale sullo stile degli ecovillaggi dei paesi industrializzati del Nord del Mondo. Sono due i grandi, e ben noti, ecovillaggi che fungono da modello, sia in termini di dimensioni sia in termini di funzioni: Findhorn in Scozia, con 500 residenti e Damanhur in Italia con 1200 abitanti. Entrambi hanno attirato nuove persone, nonché ex membri provenienti dalle comunità, a stabilirsi nel terreno adiacente, per avviare una propria impresa e per partecipare alla vita sociale ed economica della società. Quindi, queste due comunità si possono definire come i “semi” che hanno dato inizio agli ecovillaggi di tutto il mondo industrializzato. La Federazione di Damanhur, spesso detta semplicemente Damanhur, è spesso definita da molti una comunità etico-spirituale, da altri una setta religiosa. È situata in Piemonte, a circa 50 km a nord di Torino, nella Valchiusella, ai piedi delle Alpi.
Relativamente pochi sono stati i nuovi ecovillaggi che si sono formati dopo quelli fondati in Europa e nel Nord America nel 1960 attraverso la metà degli anni ’90. (Ad esempio, Sieben Linden Ökodorf in Germania, in Messico Huehuecoyotl, Dancing Rabbit negli Stati Uniti). E’ stato molto più facile iniziare fondando comunità intenzionali sullo stile degli ecovillaggi in entrambi i continenti, da 10 a 40 anni fa a causa del basso costo del terreno e ad un minor numero di zonizzazione e norme meno restrittive.
In contrasto con le comunità intenzionali, la maggior parte degli ecovillaggi nel Sud del Mondo sono villaggi tradizionali in cui gli abitanti indigeni vogliono fermare la distruzione ambientale, generare economie locali sostenibili e preservare la loro cultura tradizionale. (Ad esempio i villaggi senegalesi in Africa e il Movimento di Sarvodaya in Sri Lanka.) In Russia, in Europa orientale e in alcune zone della Spagna, alcune comunità sono intenzionali ma ci sono anche altri villaggi tradizionali con obiettivi analoghi a quelli del Sud.
Dato il cambiamento climatico globale, il prezzo del petrolio e l’attuale situazione economica internazionale, gli ecovillaggi rappresenterebbero interessanti soluzioni. Alcuni suggeriscono che si dovrebbe calcare l’accento maggiormente sull’utilizzo di nuove tecnologie per la produzione di alimenti, l’istituzione di aziende agricole vitali, orti e frutteti. Il concetto crescente di sostenibilità non può essere limitato soltanto al movimento degli ecovillaggi, ma deve essere maggiormente condiviso anche da Transition Towns, Bioregional e dagli altri movimenti locali e da esperti in cambiamento climatico. Sicuramente promuovere ecovillaggi forse non è così importante come la promozione dei principi degli ecovillaggi. Tutte queste associazioni hanno in comune, come Robert Gilman ha suggerito, il fatto che in modi diversi hanno tutte l’obiettivo di voler vivere in comunità a dimensioni umane.
[ Links utili e approfondimenti ]
22 maggio 2009 alle 12:41
io sarei molto prudente nel definire l’esperienza della comunità damanhur un ecovillaggio.
http://www.cesap.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1506
mi sembra si vada ben oltre la concezione di ecosostenibilità dello stile di vita..