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Per Life Cycle Assessment, LCA si intende invece un metodo di analisi in cui si considerano tutti i processi industriali, fino all’impatto che interessano un prodotto, misurati con precisione quasi chirurgica dall’inizio della sua produzione attraverso l’intero ciclo vitale fino al suo smaltimento definitivo. Valutazioni del ciclo di vita dei prodotti ha avuto un inizio “prosaico”; uno dei primi studi è stato commissionato dalla Coca-Cola nel 1960 per determinare i meriti del riciclaggio della plastica e delle bottiglie di vetro per quantificare proprio i benefici del riciclaggio. Il metodo dell’LCA si sviluppa poi lentamente ad altre questioni industriali; da oggi un ampio e crescente gruppo di società con marchi nazionali o internazionali implementa questo metodo per fare delle scelte nella progettazione di un prodotto o nei processi di fabbricazione e molti governi lo applicano per regolamentare alcune fasi del settore industriale.
La valutazione del LCA avviene grazie a fisici, chimici e ingegneri industriali che documentano ogni minuzia delle diverse fasi di vita di un prodotto partendo dai materiali utilizzati alla quantità di energia, quali tipi di inquinamento e le tossine che vengono prodotte e in che quantità, tutto questo per ciascuna unità della lunga catena della vita del prodotto. Ci basti pensare che un LCA di un prodotto come l’automobile comporta centinaia di migliaia di queste unità distinte. Un LCA può rivelare anche in termini di riscaldamento globale, per esempio, tutto il ciclo di vita di un automobile dalle fasi di produzione alla demolizione passando per le emissioni di CO2 mentre viene guidata.
Dialogando con Gregory Norris famoso ecologo industriale: “Ad esempio, supponiamo di tenere traccia la produzione di soda caustica. La sua produzione richiede cloruro di sodio, calcare, ammoniaca liquida, una varietà di combustibili e di energia elettrica, oltre al trasporto di tali sostanze al sito. Il cloruro di sodio, a sua volta, comporta la produzione mineraria e l’utilizzo di acqua e dei fattori di produzione di materiali, attrezzature, energia e trasporti. Perché tutto si connette a tutto,” afferma Norris che aggiunge: “abbiamo bisogno di pensare in modo nuovo”.
Solo per creare una brocca di vetro si richiede l’uso di qualche centinaia di sostanze chimiche a monte nella catena di approvvigionamento, ognuna con il proprio profilo di impatto ambientale. Ci sono circa un centinaio di sostanze immesse in acqua e una cinquantina nel terreno e lungo la strada, agli oltre 220 diversi tipi di emissioni nell’atmosfera. Nel complesso, la metà delle emissioni per realizzare un vaso di vetro e che contribuiscono al riscaldamento globale si verificano presso la fabbrica di vetro, l’altra metà nelle diverse catene di approvvigionamento. L’elenco delle sostanze chimiche immesse nell’atmosfera dalla fabbrica del vetro va dal biossido di carbonio agli ossidi di azoto in maniera massiccia fino alle tracce di metalli pesanti come cadmio e piombo. Quando si analizza l’inventario dei materiali necessari per creare un chilogrammo di vetro, si ottiene un elenco di 659 diversi ingredienti utilizzati nelle varie fasi di produzione. Questi vanno dal cromo, argento, oro a prodotti chimici esotici
I dettagli sono i punti critici. “Questo è il motivo per cui si punta a fare una valutazione d’impatto, in cui possiamo sommare tutti gli indicatori in grado di fornirci tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno”, spiega Norris. Per esempio, se volete sapere quali sono gli agenti cancerogeni coinvolti nel ciclo di vita del vetro possiamo dire che i principali colpevoli sono gli idrocarburi aromatici, o meglio noti come COV, composti organici volatili. Nel ciclo di vita del vetro questi composti rappresentano circa il 70% del processo che provocano il cancro.
Tuttavia, nessuna di queste sono immesse direttamente in fabbrica per creare vetro ma si trovano tutti da qualche altra parte nella catena di approvvigionamento per creare il vetro. Penetrare uno studio LCA significa rilevare che l’8% dei tumori provenienti da emissioni di composti organici volatili sono associati alla costruzione e alla gestione della fabbrica, il 16% dalla produzione del gas naturale utilizzato per riscaldare i forni ed il 31% dall’HDPE un polietilene ad alta densità utilizzato per avvolgere il vetro durante le spedizioni. Ciò significa che dovremmo smettere di usare vasi di vetro per alimenti? Naturalmente no. Il vetro, a differenza di alcune materie plastiche non lascia per esempio percolare alcuni discutibili e terribili sostanze chimiche nelle falde acquifere ed inoltre rimane riciclabile all’infinito.
Naturalmente una buona percentuale di questo impatto diminuisce sensibilmente durante le fasi di riciclaggio ma ancora altri impatti ambientali restano, nonostante il riciclo e questo fatto trasforma il nostro concetto di “verde” e sostenibile. Sicuramente ogni piccolo passo verso il verde aiuta. Ma la nostra mania per tutto ciò che è verde ed ecologico rappresenta una fase transitoria, una nascente consapevolezza dell’impatto ecologico ed ambientale, ma quello che manca di precisione, è la profondità di comprensione, e di chiarezza.
“Pochissimi prodotti verdi sono stati sistematicamente valutati per quanto bene hanno potuto fare all’ambiente” continua Norris. “Solo una percentuale infinitesima ha passato un’analisi di ciclo di vita. E i consumatori non capiscono quanto siano interconnessi tutti i processi industriali”, per non parlare di tutta la miriade di conseguenze di questi processi. La nostra attuale fissazione su una sola dimensione di “verde” ignora la moltitudine di effetti negativi che esistono all’ombra anche del più apparentemente virtuoso degli oggetti. Da una valutazione del ciclo di vita di molti prodotti si evince per esempio che praticamente tutto ciò che è collegato o fabbricato in un’industria porta tracce di tossine da qualche parte nei recessi della catena di approvvigionamento industriale. “Per questo il termine -ecologico- non dovrebbe mai essere utilizzato”.
Tali informazioni così avrebbero un’importanza strategica. Ogni valore negativo di uno studio LCA offrirebbe un potenziale di miglioramento al fine di migliorare l’elemento ecologico globale. Valutare i vantaggi e svantaggi per tutta la catena del valore del prodotto offre una metrica per le decisioni che devono effettuare le imprese in modo da amplificare il proprio rendimento e ridurre a vantaggi gli stessi svantaggi. Il verde è un processo, non uno status, dobbiamo pensare ad ecologico e sostenibile come un verbo, non un aggettivo. E’ proprio questo spostamento semantico che potrebbe aiutarci a concentrarci meglio su ciò che è realmente ecologico e sostenibile.
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Attualmente non ci sono commenti per L’Intelligenza Ecologica: dal Libro di Daniel Goleman l’Importanza di Conoscere Rigorosamente e Completamente l’Impatto Ambientale di ciò che ci Circonda. L’LCA, il Ciclo di Vita come Punto 0. Perchè non ne aggiungi uno?