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La Exxon intende investire da subito $ 300 milioni nella propria ricerca sulla creazione di un nuovo biocarburante dalle alghe grazie alla collaborazione con la Synthetic Genomics, realizzando un laboratorio dedicato e in seconda analisi lanciare su larga scala nuovi impianti di produzione di biocarburante dalle alghe. Sia la Exxon che la Synthetic Genomics sono entusiasti nel lancio della nuova impresa, ma restano cauti nell’annuncio della partnership appena nata. “Dobbiamo essere realistici”, afferma Emil Jacobs, vicepresidente del settore ricerca della Exxon. “La produzione di nuovi biocarburanti dalle alghe non sarà facile e soprattutto non ci sono garanzie di successo.”
“La spesa per questa nuova partnership e progetto che punta alla creazione di un nuovo biocarburante di quarta generazione dalle alghe infine richiede solo una piccola frazione dell’immenso capitale annuale in bilancio dalla Exxon (stimato fra $ 25 bilioni e i $ 30 bilioni), ma sarà comunque il più grande progetto di sviluppo nel settore dei biocarburanti dalle alghe” afferma Craig Venter. Jacobs afferma che si potrebbero generare miliardi di dollari in investimenti aggiuntivi per commercializzare una tecnologia sostenibile come quella che consiste nella produzione di alghe per biocarburanti. Ed entro 5-10 anni, Jacobs si attende arrivare a produrre “grandi quantità” di questo biocarburante. Ma mentre il partenariato e la tecnologia sono in fase iniziale, gli investimenti di oggi rappresentano una tappa importante per lo sviluppo dei biocarburanti dalle alghe.
Conosciamo tutti i vantaggi della produzione di biocarburanti dalle alghe e le differenze rispetto alle precedenti generazioni di biocarburanti come l’etanolo trasformato da colture agroalimentari o bioenergetiche, tenute a terra e occupando quindi spazio destinato alla produzione di alimenti. Secondo il US Department of Energy (DOE), le alghe possono essere in grado di produrre fino a 100 volte più dell’olio estratto dai semi della soia, attualmente la principale fonte di biodiesel per gli USA e comunque molto più di una qualsiasi coltura bioenergetica piantata a questo scopo. Grazie al suo alto contenuto energetico, l’olio delle alghe può essere raffinato in biodiesel e in etanolo partendo da materie prime quali acqua (anche salata), luce solare e CO2.
La decisione di puntare alle alghe come nuova fonte di biocarburante per la Exxon Mobil è venuta anche dalla pressione fatta da parte di alcuni soci, tra cui i discendenti del suo fondatore, John D Rockefeller, che intendono diversificare la produzione di combustibili e puntare anche su quelli sostenibili e non fossili, insistendo comunque sul fatto che la gestione del petrolio e del gas naturale continuerà ad essere l’elemento dominante delle fonti combustibili per i decenni a venire.
Qualche anno fa il pioniere della genomica Craig Venter affermò che se le società petrolifere non intendevano investire in biocarburanti e nella sua tecnologia di quarta generazione, nessun problema: egli sarebbe stato felice sviluppare una soluzione senza di loro. Ma poi vi fu per prima BP con una partnership con la Synthetic Genomics e la Royal Dutch Shell, che non è seconda a Exxon Mobil in quantità e capacità di raffinazione a livello mondiale, ha annunciato piani per il prossimo mese di dicembre per un progetto pilota di produzione di alghe per biocarburanti nelle Hawaii.
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