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Il 27 agosto pochi lo sanno ma è una data importante, sarà il centocinquantesimo “compleanno” del petrolio. Il primo pozzo petrolifero della storia infatti venne scavato a Titusville, in Pennsylvania, il 27 agosto 1859. Questi centocinquanta anni sono stati un secolo e mezzo di crescita economica dove la ricchezza del mondo è crescita senza sosta grazie all’abbondanza di petrolio a basso costo. Oggi al ritmo di 85 milioni di barili al giorno lo bruciamo sempre per le stesse ragioni, elettricità, trasporti, ma anche lubrificanti, fertilizzanti plastiche e farmaci. Un mercato enorme.
Tuttavia questo mercato si è dimostrato distorto. Il suo principale strumento di coordinamento, ovvero i prezzi, non ha corrisposto ai veri costi che la società deve sopportare per produrre o usare merci. Non si è tenuto conto che le emissioni di gas serra hanno danneggiato le prospettive altrui, chi le ha emesse non si è accollato i costi, lasciando ai posteri questa onerosa cambiale da pagare. Sono stati gli anni anche dei maggiori problemi globali del nostro tempo : la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo e quelli ai cambiamenti climatici. Questi due problemi sono inestricabilmente legati. Fallire la risoluzione dell’uno vorrebbe dire inevitabilmente mancare anche l’altro: la sottovalutazione dei cambiamenti climatici produrrebbe un ambiente sempre più ostile per la riduzione della povertà, cosi come cercare di affrontare i problemi climatici soffocando crescita economica e sviluppo finirebbe per danneggiare in modo definitivo quella collaborazione tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo essenziale per il controllo del clima.
A detta delle agenzie internazionali per l’energia già nel prossimo decennio la produzione di petrolio non riuscirà a tenere testa alla domanda creando non sottovalutabili ulteriori squilibri sui prezzi. Ormai le emissioni di anidride carbonica sono sotto processo per attentato alla sopravvivenza della specie. Grazie a dio qualcosa si muove. La corsa all’oro verde è cominciata da qualche anno con i biocarburanti sostitutivi del petrolio. L’anno scorso ne sono stai prodotti 64.5 miliardi di tonnellate. Una goccia nel mare dei consumi mondiali. Le bioplastiche per l’anno a venire arriveranno a 1.5 milioni di tonnellate. La notizia positiva è che sia l’industria con i suoi colossi, sia una miriade di start-up, hanno fatto un grandioso passo avanti nella ricerca, producendo piu di 20000 brevetti. Il Veneto sta facendo la sua parte, con parchi scientifici e società di ricerca private.
Le biotecnologie con nuovi enzimi, microalghe e batteri, stanno creando le basi per risolvere nel medio periodo la dipendenza del nostro pianeta dall’era carbodipendente, aggiungendo tecnologie a quelle che già conosciamo bene : il solare, l’idroelettrico e l’eolico. Ora che le tecnologie sono a disposizione per rispondere alla sfida globale sui cambiamenti climatici dobbiamo avviare una collaborazione internazionale su una scala senza precedenti. Kyoto non basta. Un accordo tra i paesi sviluppati, i più colpevoli, con l’obiettivo di diminuire nell’80 per cento le emissioni entro il 2050 e in questo arco di tempo dimostrare in modo chiaro che una crescita economica a basso carbonio è possibile e conveniente mettendo in atto anche la commercializzazioni delle emissioni. Solo così potremo impegnare i paesi in via di sviluppo, sulla base dei risultati ottenuti. Il centocinquantesimo compleanno del petrolio ci dice che l’oro nero ha vinto il primo round. Speriamo che il secondo se lo aggiudichi l’oro verde.
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