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A Berlino alcuni dei più grandi nomi del settore dell’aviazione commerciale e civile del mondo hanno fatto sfoggio dei loro ultimi prodotti ai potenziali acquirenti che spinti da un prezzo del petrolio sempre più elevato stanno spingendo la domanda verso carburanti più efficienti: biocarburanti a base di alghe.
Così la compagnia olandese KLM ha firmato lunedì un contratto con AlgaeLink per rifornire i propri aerei con biocarburante a base di alghe. Il progetto pilota della KLM prevederà il primo volto effettuato con biocarburante a base di alghe per l’autunno prossimo. AlgaeLink già prevede di realizzare un paio di grossi impianti quest’anno, nei Paesi Bassi e in Spagna spiegando che il carburante convenzionale degli aerei verrà miscelato con il loro cherosene a base di alghe. Ma l’obiettivo per KLM è quello di utilizzare per tutta la sua flotta il cherosene dalle alghe e da altri oli a base vegetale. Così mentre gli analisti già prevedono che il costo di un barile di petrolio raggiunga più di $ 200 nei prossimi anni, i leader del settore guardano a impiegare tecnologie più efficienti e biocarburanti. Contemporaneamente gli aeroporti stanno cercando di snellire le operazioni tecniche in modo da ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza.
Le ricerche e gli studi di settore continuano a far emergere le alghe come una delle materie prime per biocarburanti economicamente ed energeticamente migliore oltre alle industrie della cellulosa. Le alghe possono essere considerate una promettente fonte di energia rinnovabile che possono essere trasformate e raffinate per una vasta gamma di carburanti per trasporti. Al National Algae Association i ricercatori ed imprese hanno istituito l’Algae Business Roundtable per condividere idee, scambio di informazioni tecnologiche, per superare gli ostacoli e per avviare una rapida commercializzazione di questa nuova fonte energetica realmente competitiva e conveniente. Ma gli studi e le scoperte più recenti mostrano continui nuovi sviluppi per la produzione di olio dalle alghe, le prossime sfide per gli scienziati ora riguarderanno:
- Individuazione dei migliori ceppi di alghe con il maggior tasso di estrazione di olio.
- Standardizzazione delle tecnologie dei fotobioreattori (PBR).
- Sviluppo di nuovi metodi di iniezione di CO2.
- Controllo dei livelli di nutrimenti ed efficienza di questi nella crescite delle alghe.
- Individuare un esatto costo di estrazione dell’olio dalle alghe.
Ma la ricerca sulle alghe risale ai primi anni della crisi energetica (metà degli anni ’70 e metà anni ’90) puntando inizialmente ad individuare metodologie per attenuare le emissioni di CO2. Si scopri in quegli anni che era possibile massimizzare la crescita delle alghe fino a produrre 30 grammi di alghe per metro quadro al giorno e il 30% di lipidi (la soia ne contiene il 20%). Attualmente la bioingegneria ha creato ceppi di alghe e nutrimenti in grado di raggiungere fino all’80% di contenuto di lipidi raddoppiando la massa in meno di 24 ore (alcuni ceppi addirittura raddoppiano il loro peso in 8 ore). Arrivando a rese di più di 450.000 litri di biodiesel per ettaro all’anno in sistemi a reattori chiusi. I vantaggi sono evidenti.
Attualmente i tassi di produzione di materie prime come la soia, la colza o la Jatropha (anche se molto variabile generalmente) toccano i 500 – 1000 litri per ettaro all’anno. L’olio di palma arriva anche a 1700, ma questi tassi sono di gran lunga inferiori ai tassi di produzione per ettaro delle alghe che espressamente toccano i 550.000 litri per ettaro. I più recenti sviluppi di produzione del biocarburante che utilizzano tecniche di ingegneria genetica per ottenere ceppi di alghe super produttive toccano ritmi di produzione di biocarburante in sistemi chiusi per 1.125.000 litri per ettaro all’anno (i dati qui riportati sono stimati e convertiti in base alle fonti diffuse in rete). Senza contare che la produzione di biodiesel dalle alghe (utilizzabile anche non diluito) richiede 1/8 dell’energia necessaria per la produzione di etanolo.
La domanda di biodiesel dalle alghe per usi disparati è destinato soltanto a crescere ad un ritmo esponenziale. Le altre materie prime disponibili nel processo di produzione di biodiesel non sono state in grado di soddisfare la crescente domanda di biocarburante, pur mantenendo un prezzo che consentirebbe ai produttori di biodiesel di operare con profitto. Dimostrando che il biodiesel dalle alghe è una potenziale risposta di successo nel campo delle fonti rinnovabili. Un aggiornamento a questo punto potrebbe venire dalla Aquaflow Bionomic Corporation con il suo versatile e sostenibile -green crude – la benzina sintetica che proviene dalla coltivazione delle alghe con acque reflue.
[ Links utili e approfondimenti ]
2 giugno 2008 alle 20:56
idea molto interessante,ottima per il sequestro della co2
probabilmente più pratica del confinamento della co2 in siti geologici.
In questo modo l’anidride carbonica verrebbe riciclata in continuazione, producendo biodiesel ,senza immetterla in atmosfera
distinti saluti
Antonio Alfonso