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La nuova tecnologia di produzione di biocarburanti. potrebbe contribuire a sbloccare una quantità quasi illimitata di energia immagazzinata nelle piante e nel legno. I ricercatori in Germania hanno messo a quello ciò che dicono spiegando di aver creato un metodo più efficace di abbattere le cellulosa delle piante in molecole di zucchero, e che da queste è possibile poi utilizzarle per la produzione di etanolo.
Il nuovo metodo per la produzione di etanolo utilizza un liquido ionico per abbattere la cellulosa in brevi catene di glucosio, e quindi una solida resina di acidi divide quelle più corte in catene singole di molecole di zucchero che possono essere quindi usate per i biocarburanti ed in particolare per l’etanolo. Qui naturalmente stiamo parlando di biocarburanti di 2° generazione il che rende il nuovo approccio non in concorrenza con le colture alimentari.
Infatti le molecole di zucchero ottenute al termine del processo possono essere utilizzate comunque in molti modi diversi. Ad esempio, esse possono essere fermentate per produrre etanolo. E poiché si parla di utilizzare rifiuti di vegetazione, legno, paglia per produrre etanolo e biodiesel, il nuovo metodo non compete con colture alimentari di nessun tipo.
Finora, rompere i legami che tengono unite le molecole di zucchero nella cellulosa delle piante e del legno è stato molto difficile, e, di conseguenza, esse non sono state prontamente disponibili per produrre biocarburanti in nessun modo. A temperatura ambiente e senza l’aggiunta di microrganismi, la cellulosa impiega milioni di anni per decomporsi.
La forza che unisce queste catene di cellulosa fanno si che anche che gli esseri umani non siano in grado di digerire la fibra vegetale o del legno. Solo alcuni animali ed in particolare come ben sappiamo gli erbivori possiedono degli enzimi necessari per abbattere le catene di cellulosa in molecole di zucchero, e così trasformare l’erba in nutrimenti ed energia.
Fino ad oggi, i metodi convenzionali per la conversione di cellulosa in zucchero hanno utilizzato bagni di acidi, le alte temperature o l’alta pressione che richiedono grandi quantità di energia per realizzare il processo. Questo nuovo metodo, che utilizza dei bagni ionici con sali organici che sono praticamente liquidi a temperatura ambiente, sono capaci spezzare tranquillamente le catene e rilasciare i protoni di idrogeno. “Questo rende le catene di glucosio disponibili per ulteriori reazioni chimiche”, ha detto Schuth.
Con l’aggiunta di acqua, la catene di cellulosa possono essere quindi poi filtrate dal solvente ionico e che può essere poi reimpiegato come un catalizzatore. Tuttavia, Schuth ha spiegato che ancora il metodo ha una strada ancora lunga da percorrere prima che sia testato in ogni suo punto e poi pronto per essere commercializzato.
Un problema fondamentale da risolvere è che i solventi ionici sono molto costosi e così con questo metodo in grandi processi industriali non sarebbero ancora economicamente efficaci. Il nuovo metodo presentato dai ricercatori della Germania è parte di una strategia che punta ad intensificare i loro sforzi per trovare nuovi modi innovativi di sfruttare le fonti bioenergetiche per affrontare le crescenti preoccupazioni per la questione del ricorso alle colture alimentari o dei terreni agricoli per produrre i biocarburanti.
L’impennata dei prezzi del petrolio e del gas ha reso infatti il legno e la cellulosa in generale più interessante. Per generare, ad esempio, l’equivalente di 1 kWh di calore costa circa € 35 in pellets di legno rispetto ai € 75 e € 85 in gas naturale o olio. Più di 100.000 persone sono impiegate nel settore della bioenergia in Germania e solo il fatturato del settore dovrebbe crescere del 30% quest’anno e raggiungere i € 13 miliardi.
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