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La maggior parte delle persone tendono a pensare che le fonti di energia rinnovabile rappresentano una chiara rottura con la nostra passata industria, abbandonando dietro di sè tutte quei pesi associati ad un’industria sporca e inefficiente. Ma con sorpresa invece scopriamo che, in realtà, alcune tecnologie convenzionali e soprattutto infrastrutture, comprese quelle connesse con la produzione e la distribuzione di combustibili fossili, vengono sempre più spesso adattate per facilitare la produzione di energia rinnovabile. “Aziende come Ormat o ElectraTherm, stanno partendo dalla tecnologia esistente per convertire energia geotermica in energia elettrica”.
“I gas di scarico, per esempio, devono essere puliti prima di essere rilasciati e gli sviluppatori dell’Università del New Hampshire, ad esempio utilizzano la stessa tecnologia utilizzata nell’industria petrolifera per eliminare dei composti organici volatili e le emissioni di CO2”, spiega Doug Tennyson, Direttore Servizi Tecnici, Dipartimento di Rocky Mountain Oil Test Center (RMOTC). “Un altro luogo in cui la tecnologia è pratica questo crossover è nel settore dell’energia geotermica. La perforazione dei pozzi geotermici in alta o bassa temperatura, utilizza la stessa tecnologia di trivellazione dei pozzi di petrolio o idrici. Tuttavia, gli alti costi associati con la perforazione hanno reso difficile per la geotermia numerosi progetti come nel campo petrolifero. Le stime dicono che esistono più di un milione di pozzi di petrolio e gas naturale in abbandono in tutto il mondo”, afferma Harrison della Emcor.
“D’altro lato storicamente, però, l’acqua in pozzi, che ha temperature tra i 170 e i 250°C, non è abbastanza calda per applicazioni geotermiche convenzionali”, afferma Doug Tennyson. Ma dal momento che l’estate scorsa aziende come la RMOTC sta lavorando a progetti pilota di geotermia a bassa temperatura la speranza per queste situazioni sale. “Abbiamo numerosi pozzi di petrolio che spesso non ci rendono più, ma contemporaneamente abbiamo anche un sacco di pozzi idrici a media temperatura acqua”, spiega Tennyson. “Aziende come Ormat, ed ElectraTherm, stanno prendendo la tecnologia esistente per convertire la scarsa qualità di fonte geotermica in energia elettrica. E poiché l’acqua è risulta essere un sottoprodotto, possiamo usare l’energia elettrica per compensare il costo dell’estrazione dell’ultimo olio. Solo negli USA è stato stimato che i giacimento di petrolio grazie a questo sistema potrebbero fornire ulteriori 5000 MW di energia elettrica con questa nuova tecnologia geotermica .
Nel frattempo, l’Università del New Hampshire sta realizzando un interessante impianto di biogas per fornire la maggior parte del fabbisogno energetico dell’università grazie all’uso di una turbina a gas naturale della Siemens, modificata per bruciare e trasformati i gas di una discarica. “La nuova turbina della Siemens è stata modificata a causa del fatto che i gas prodotti nelle discariche hanno un basso contenuto energetico”, afferma Paul Chamberlin dell’università, “Il metano contiene il più alto valore energetico degli idrocarburi, 96%. Il nostro gas della discarica invece arriva più o meno all’85% e questa differenza si percepisce anche notevolmente”.
Harrison spiega che “se le tecnologie come questa nuova turbina non è stata progettata specificamente per il gas in questione, nuove modifiche possono essere sostanziali, soprattutto senza fare tabula rasa di ciò che è stato pensato, progettato e realizzato finora”. Aggiungendo inoltre che non è solo stato un adeguamento applicato occasionalmente all’UNH, ma un esempio simile è venuto dall’installazione di una turbina della Solar Turbines adattata per funzionare esclusivamente sui gas di discarica. La società Solar Turbines era nata come collaborazione con la Lawrence Berkeley National Labs (LBL) per la commercializzare un dispositivo in grado di utilizzare un combustibile flessibile come gas naturale, propano, gas residui, biogas e gas di raffineria.
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