L’Agricoltura Sostenibile in Transizione. Come Può Sopravvivere il Sistema Agroalimentare Moderno al Picco del Petrolio a Favore di uno Sviluppo Rurale Sostenibile?

Scritto da Redazione - GenitronSviluppo.com in Ambiente, Energia, Energie rinnovabili

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Pubblicato il giorno 10 aprile 2009 - 1 commento



   


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Il tema dell’agricoltura sostenibile in questi ultimi mesi sta diventando sempre più presente nel nostro Magazine a dimostrazione di quanto a livello internazionale, governi, organizzazioni e istituti si stiano concentrando e capendo la reale importanza di questo settore per l’intera umanità. “Il sistema agroalimentare occidentale poggia sulle fondamenta instabili dell’utilizzo di combustibili fossili. Per questo il sistema agroalimentare necessita di essere reinventato a fronte di un calo delle scorte di carburante”. Questa è la conclusione che è emersa in una nuova relazione intitolata Agricoltura e Alimentazione di transizione pubblicata on line dal Post Carbon Institute.

“Nel secolo appena passato anno dopo anno la produzione agroalimentare è più che triplicata. Questo risultato senza precedenti per l’umanità è potuto crearsi solamente  grazie all’abbondanza e allo sviluppo di fertilizzanti chimici, pesticidi e diserbanti oltre a nuove varietà vegetali ibride, mentre in zona aride si è potuto coltivare grazie all’introduzione di macchine agricole. Ma il motore centrale per lo sviluppo di queste strategie che avevano l’obiettivo di intensificare la produttività agricola, sono stati i combustibili fossili. Ma come sappiamo i combustibili fossili sono limitati. A breve si esauriranno. E il tempo per trovare soluzioni ottimali per affrontare questa cruda realtà è sempre di meno. Che cosa potremmo mangiare quando le grandi aziende agricole avranno terminato il loro petrolio?”

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Il report del Post Carbon Institute è una ricerca molto ben scritta. Citando i riferimenti scientifici come note a piè di pagina, in questo modo si evita il gergo alienante e il pesante linguaggio accademico, optando invece per un documento facile da leggere. Una critica importante dato che conserva e intende diffondere un messaggio di vitale importanza. ”La domanda di combustibili fossili per essere utilizzati dal sistema agroalimentare è stato in grado di sostenere una sempre più crescente popolazione mondiale. E in questo processo, la nostra alimentazione è cambiata profondamente”.

L’avvento del petrolio a basso prezzo ha avuto un impatto drammatico sul paesaggio agricolo, non da ultimo nella vita degli agricoltori. Nel 1900 quasi il 60% dell’intera popolazione degli USA lavoravano nel settore agricolo mentre in Italia la percentuale si alza sensibilmente. Con il tempo la catena o meglio industria agroalimentare si iniziò a diversificare e settorializzare raggiungendo un circolo talmente vizioso in grado di alzare i prezzi dei prodotti agricoli a cifre esorbitanti, tenendo soprattutto conto del valore pagato all’agricoltore.

L’intero sistema alimentare umana è, per la maggior parte dei casi, intrinsecamente legata al petrolio. Anche se altri fattori, come la siccità, hanno avuto un certo impatto, per il 2008 il prezzo del petrolio ha contribuito al raddoppio dei prezzi dei prodotti alimentari ed in oltre 30 nazioni  ha provocato disordini sociali. Un segno che il famoso Peak Oil si sta raggiungendo. E benché il totale dell’energia utilizzata nel settore agricolo è diminuita nel corso degli anni, si calcola che circa per ogni caloria di cibo ne vengono utilizzate 7,3 per produrla e consegnarla. E le sfaccettature dell’argomento aumentano soprattutto pensando al fatto dell’aumento dei fast food o dei cibi precotti che hanno dato l’impressione erronea alle famiglie di essere nutrite in modo adeguato con prodotti almeno di qualità media.

Come sappiamo anche l’agricoltura contribuisce al cambiamento climatico, principalmente attraverso il degrado del suolo. Infatti le emissioni di carbonio sequestrate nel terreno dall’atmosfera e contenute in quella parte di humus sono state rilasciate essendo stato cancellato e sfruttato al massimo lo strato di prezioso humus (vedi anche Biochar o Carbone Agricolo).

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Ma la relazione pubblicata dal Post Carbon Institute naturalmente non punta solo ad analizzare i difetti nella produzione agroalimentare e del suo consumo, ma intende stabilire chiaramente un percorso di transizione tra l’attuale modello che utilizza petrolio ad un più robusto sistema agroalimentare. Sicuramente ci sono motivi di speranza. Già nella recente relazione sul settore agricolo africano realizzata dal Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) suggerisce di puntare ad un’agricoltura biologica e sostenibile. Ormai è provato che l’agricoltura su piccola scala può aumenta le rese.

Decentralizzazione il sistema alimentare si tradurrà in una maggiore resistenza della società di fronte alla volatilità dei prezzi dei carburanti.” L’agricoltura di transizione in definitiva deve puntare a scelte che partono dal mercato e dal piatto del consumatore. Pertanto, le diverse azioni da parte d individui, associazioni e organizzazioni sono altrettanto importanti per il successo di questa transizione, come tutto ciò che può essere realizzato da parte degli agricoltori, dei governi o dalle aziende agroalimentari.

“I semi comunque del nuovo sistema agroalimentare sono già stati piantati. Numerosi agricoltori hanno già ridotto il loro utilizzo di energia per decenni. Oltre al fatto di puntare ad un minor o azzerare addirittura l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. Il numero di aziende agricole biologiche sta crescendo rapidamente. E anche i consumatori sono più critici su questi argomenti. Resta ancora molto da fare. Il nostro nuovo sistema agroalimentare soprattutto richiederà più agricoltori, piccole aziende e più diversificate, meno prodotti alimentari trasformati e confezionati e sistemi di distribuzione a chilometro zero. In questo i governi, le comunità, le imprese e le famiglie hanno una ruolo importante da svolgere nel reinventare un sistema agroalimentare che funzioni con limitate risorse di energia rinnovabile”.

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Mentre con il tempo sempre nuove tecniche e strategie verranno esplorate in ogni caso alcune delle necessarie linee guida di una strategia generale di transizione sono devono essere chiare:

  1. In generale, gli agricoltori non devono più utilizzare prodotti derivati da petrolio e gas naturale (principalmente gasolio, benzina, fertilizzanti sintetici , pesticidi sintetici).
  2. Gli agricoltori dovrebbero muoversi verso sistemi rigenerativi del terreno (vedi Biochar), sistemi che creano humus in grado di assorbire il carbonio nel suoli, contribuendo in tal modo alla
    risolvere i cambiamenti climatici, piuttosto che ampliandoli.
  3. Gli agricoltori dovrebbero ridurre l’uso dei pesticidi in favore di una lotta integrata grazie a sistemi di gestione delle specie nocive che si basano principalmente sul biologico.
  4. Utilizzo di energia rinnovabile proveniente da diverse fonti disponibili localmente, eolica, solare, biomassa. Oltre al fatto che le Nazioni e le regioni devono deliberatamente ridurre l’energia necessaria al trasporto degli alimenti, rilocalizzando i sistemi agroalimentari locali. Ciò comporterà un sostegno ai produttori locali e alle reti locali che facilitano l’incontro tra produttori e consumatori. Modalità più efficienti di trasporto, come ad esempio navi e dei treni, devono sostituire i mezzi meno efficienti, come camion e aerei.
  5. La fine di questo periodo caratterizzato dall’utilizzo dei combustibili fossili deve essere riflesso in un cambiamento di modelli di alimentazione e di consumo nella società occidentale, con una preferenza per i prodotti alimentari cresciuti a livello locale, di stagione e meno elaborati.
  6. Con meno carburante a disposizione per le macchine agricole, il mondo avrà bisogno di molti più agricoltori. Ma per gli agricoltori avere successo dipende dalle attuali politiche agricole che favoriscono produzione per l’esportazione su vasta scala e la produzione avrà bisogno di cambiare, mentre devono essere formulate politiche di sostegno alla piccola agricoltura di sussistenza e cooperative agricole, sia dalle istituzioni internazionali come la Banca mondiale ma anche da i governi nazionali e regionali.

Se questa transizione del sistema agroalimentare viene realizzata in modo proattivo e intelligente, potrebbero nascere molti vantaggi: per una carriera in agricoltura, per una migliore tutela dell’ambiente, meno erosione del suolo, sviluppo sostenibile rurale, e significativi miglioramenti nel settore della sanità pubblica. Alcune di queste trasformazioni inevitabilmente devono essere guidate dalle forze di mercato. Tuttavia, senza alcuna pianificazione, questa transizione può essere distruttiva, in quanto le forze del mercato potrebbero talmente danneggiare gli agricoltori tanto da lasciare i consumatori con poche o nessuna possibilità di garantirsi l’approvvigionamento alimentare.

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Intanto in nazioni come Cile e India ognuna dal capo all’altro della terra hanno iniziato a collaborare per promuovere la propria innovazione agricola cercando di esplorare il potenziale delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per migliorare la vita rurale. L’MS Swaminathan Research Foundation (MSSRF) ha firmato così un accordo sulla cooperazione agricola con il Cile. Le due organizzazioni intendono promuovere la diffusione e l’uso della ricerca agricola: organizzazione di corsi, seminari, formazione e visite sul campo cercando anche di creare gruppi di lavoro per affrontare il problema dell’insicurezza alimentare, la nutrizione e i problemi ambientali.

Ajay Parida del MSSRF ha spiegato che intende formare scienziati cileni nel replicare i suoi “villaggio e centri di conoscenza (VKCs) che utilizzano le TIC” per fornire agli agricoltori e  i pescatori, con tempestività, informazioni locali sul meteo, i prezzi di mercato per le colture, il bestiame d’allevamento e il pesce o le malattie. L’informazione può essere letta in vari modi, compresi bollettini su bacheche, sistemi pubblici wireless, via satellite in video conferenza oppure offline attraverso CD, tutte nelle lingue locali. I due paesi infatti punteranno anche a lavorare insieme per migliorare la connettività digitale nelle zone rurali.

Una seria preoccupazione per i due paesi proviene dall’impatto che sta avendo e avrà sempre con maggior forza l’innalzamento del livello del mare e l’aumento della salinità causati dai cambiamenti climatici e il conseguente impatto sull’agricoltura. L’MSSRF così ha intrapreso un progetto per ripristinare aree dove piantare mangrovie che forniscono una forte barriera contro le tempeste soprattutto dopo aver considerato il disastro avvenuto nell’Oceano Indiano con lo tsnumai del dicembre 2004. La fondazione sta inoltre utilizzando le biotecnologie per sviluppare varietà di colture che possono tollerare un’elevata salinità e presto sarà istituito un centro nazionale di risorse genetiche che ospiterà proprio il materiale genetico delle varietà di colture resistenti alla siccità, al calore, al sale e alle alluvioni.

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  1. Ciao, bellissimo articolo come anche quelli correlati. Vi volevo segnalare che il documento del Post Carbon Institute è ora anche disponibile in italiano. Potete scaricarlo da qui: http://transitionitalia.wordpress.com/2009/06/17/la-transizione-agroalimentare/

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